Gina Lollobrigida, Andrea Piazzolla di nuovo a processo: convinse l'attrice a vendere una Jaguar e i soldi finirono sul suo conto

La procura gli contesta un altro episodio di circonvenzione di incapace e, in questo caso, anche l'autoriciclaggio

Gina Lollobrigida, Andrea Piazzolla di nuovo a processo: convinse l'attrice a vendere una Jaguar e i soldi finirono sul suo conto
di Valentina Errante
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Martedì 4 Luglio 2023, 06:38 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 18:22

Nuovo processo per Andrea Piazzolla, tutto fare ed erede al 50% (insieme al figlio dell'attrice) dei beni di Gina Lollobrigida e già sotto accusa per una circonvenzione di incapace che avrebbe ridotto a 500mila euro circa il patrimonio milionario della "Bersagliera". Ieri, Piazzolla, è stato rinviato a giudizio per la terza volta, la procura gli contesta un altro episodio di circonvenzione di incapace e, in questo caso, anche l'autoriciclaggio. Secondo l'accusa avrebbe abusato delle stato di deficienza psichica e della particolare vulnerabilità dell'attrice convincendola a vendere una Jaguar da 130mila euro e facendo accreditare la somma su un conto nel Principato di Monaco che, di fatto, era da lui gestito. Poi parte del denaro sarebbe stata trasferita in altre attività economiche per ostacolarne la provenienza. Nel processo era parte civile la stessa attrice per la quale si era costituito l'amministratore di sostegno nominato dal giudice tutelare. Oggi, dopo la morte avvenuta a gennaio, compare, in qualità di erede, solo il figlio Mirko Skofic, rappresentato dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri.

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L'ACCUSA

Non era ancora sottoposta a regime di sostegno Gina Lollobrigida quando Piazzolla, approfittando di una condizione di particolare suggestionabilità e, come sottolinea il pm Laura Condemi nella richiesta di rinvio a giudizio, di «indebolimento della corretta percezione della realtà», l'avrebbe indotta a vendere la Jaguar F-Type Project 7.

I 130mila euro dell'affare sono stati accreditati su un conto a Monaco intestato all'attrice ma, di fatto, sottolinea l'accusa, nella materiale disponibilità dello stesso Piazzolla. Circa 10mila euro sarebbero poi stati trasferiti ad alcune società.

 

IL PATRIMONIO

Del patrimonio di oltre nove milioni della Lollobrigida, sul quale è aperta la contesa, a conti fatti, rimangono circa 500mila euro (esclusa la villa sull'Appia). L'inventario stilato dal notaio Vittorio Occorsio non comprende i tre immobili romani di via di San Sebastianello (piazza di Spagna), un appartamento a Montecarlo, tutti venduti negli anni. E non si sa che fine abbiano fatto i proventi. Così come sono scomparsi i soldi prelevati o trasferiti, le auto del valore complessivo di un milione e 500mila euro acquistate da Piazzolla, amministratore unico della società "Vissi d'arte" (che gestiva i beni dell'attrice.

IL FILONE PRINCIPALE

Dei tre processi il filone principale sulla circonvenzione di incapace, riguarda proprio la scomparsa della parte più cospicua del patrimonio. La sentenza per Piazzolla dovrebbe arrivare il prossimo settembre. Secondo le indagini del pm Eleonora Fini, che nel 2019 hanno portato alla nomina di un amministratore di sostegno per tutelare il patrimonio rimasto, a partire dal 2015 Piazzolla «in tempi diversi e al fine di trarne profitto», attraverso un'azione persuasiva, avrebbe indotto l'attrice, oramai vulnerabile e in uno stato di deficienza psichica, ad allontanarsi dai familiari e nominare l'indagato amministratore della "Vissi d'arte", così sarebbe cominciato il depauperamento del patrimonio.

I BENI ALL'ASTA

Nel maggio 2020, Piazzolla è finito nuovamente a giudizio per lo stesso reato, perché avrebbe portato via dalla casa della Lollobrigida quadri, cimeli e arredi, per poi metterli all'asta con la complicità di un ristoratore romano, Antonio Salvi. Tra questi anche «Venere e Amore», un dipinto di scuola francese della fine del '700. Per giustificarsi, le aveva detto che i beni sarebbero stati spostati in un'altra abitazione in vista di lavori di ristrutturazione della villa. L'affare, però, non era andato a buon fine grazie all'intervento della Finanza, che da tempo seguiva i movimenti dell'uomo il quale, in qualità di «consulente, convivente e uomo di fiducia» della diva, «unico suo punto di riferimento con il mondo esterno», avrebbe agito con «abilità e pervicacia fuori dal comune».
Valentina Errante
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