Non dovevano solo lavorare anche fino a 20 ore al giorno, senza ferie o straordinari retribuiti. Ma sapere ballare perfettamente a tempo di musica perché i video su TikTok fossero impeccabili: l’ex colf di Gianluca Vacchi ha citato in tribunale l’imprenditore-influencer, e come lei anche altri due suoi ex dipendenti, chiedendo un risarcimento da 70mila euro per le condizioni degradanti di lavoro alle quali sarebbe stata sottoposta. Una filippina di 44 anni ha trascinato l'influencer in tribunale dopo anni di "sfruttamento" e di comportamenti che hanno recato "stress" sul posto di lavoro. Perché non solo erano costretti a lavorare dalle 10 di mattina fino alle 4-5 della notte, ma dovevano spesso andare "a tempo di musica", eseguire balletti "perfettamente" altrimenti si "scatenava la rabbia di Vacchi che inveiva contro i domestici, lanciando il cellulare e spaccando la lampada usata per le riprese".
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Il contratto di riservatezza
Nell'atto di citazione civile, la colf 44enne ripercorre così tre anni e mezzo di lavoro nella villa in Sardegna di Gianluca Vacchi.
Le punture di testosterone
Gli insulti di Gianluca Vacchi ai danni dei domestici sarebbero soltanto uno dei temi della causa. Tra gli episodi più sconcertanti, la possibilità di essere multati nel caso in cui uno dei dipendenti dimenticava l'abbigliamento o qualche accessorio che Gianluca Vacchi avrebbe dovuto indossare. Sono prove che il quotidiano La Repubblica sostiene di avere sotto la forma di messaggi vocali: "Vacchi aveva teorizzato la possibilità di multarli con 100 euro da detrarre dalla busta paga. Una volta per aver dimenticato di preparare gli occhiali da sole del manager, non facendoglieli trovare già pronti in macchina. Un'altra, come si sente nei messaggi vocali in possesso di Repubblica, per aver spostato le punture di testosterone dal loro solito posto".
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