Giampaolo Morelli: «Ho scoperto chi è il mio vero padre, mia madre me lo ha confessato prima di morire. Ora voglio il Dna»

L'attore, 49 anni, rivela: "E' un amico di famiglia morto nel 2013, lui sapeva. Eravamo identici"

Giampaolo Morelli: «Ho scoperto chi è il mio vero padre, mia madre me lo ha confessato prima di morire. Ora voglio il Dna»
di Veronica Cursi
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Venerdì 29 Dicembre 2023, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 09:33

I ricordi ora si mettono in fila uno dietro l'altro. Come in un puzzle. Adesso gli vengono in mente tutte quelle volte che, parlando di quell'amico di famiglia dagli stessi occhi verdi, qualcuno gli diceva: «Come vi assomigliate», «siete proprio identici». Perché per 49 anni Giampaolo Morelli, attore napoletano tra i più popolari di questi ultimi anni, ha vissuto dentro una bugia: l'uomo che lo ha cresciuto - Francesco Morelli, ex magistrato napoletano oggi 90enne - non è in realtà il suo vero padre. A metterlo al mondo sarebbe stato infatti un altro uomo, un noto avvocato del foro di Napoli morto nel 2013 senza essersi mai sposato, né aver avuto figli. Per questo il 20 dicembre scorso Morelli, assistito dall'avvocato Yuri Picciotti, ha deciso di intraprendere davanti al tribunale ordinario di Napoli nord il percorso giudiziario per il riconoscimento di paternità, chiedendo che il giudice designato, Fulvio Mastro, disponga il test del Dna sui parenti del suo presunto padre biologico. Pochi giorni dopo la prima udienza, dal suo ufficio di Roma dove sta lavorando al suo ultimo film da regista L'amore e altre seghe mentali, Morelli racconta di quel giorno che gli ha cambiato la vita.


Come ha scoperto la verità?
«Il 19 gennaio del 2023, qualche giorno prima di morire, mia madre mi consegnò una lettera.

C'era scritto che il mio vero padre era un altro uomo, molto vicino alla mia famiglia, che aveva sempre saputo la verità. Aggiungendo che il mio padre naturale sospettava che non fossi suo figlio ma non ne aveva mai avuto certezza».


Che rapporto aveva con quest'uomo?
«Era un amico di famiglia, un uomo che frequentava casa mia. Avrebbe avuto tante occasioni per manifestarsi ma non lo ha mai fatto. Ora però capisco perché in alcuni momenti della mia vita è stato presente e questo mi fa ancora più male».


È vero che vi assomigliavate?
«Stessi occhi verdi, stessi lineamenti. Le dico solo che uno dei suoi nipoti, che è anche uno dei miei più cari amici, quando lo ha saputo mi ha detto: io non ho dubbi».


Lui è morto nel 2013, suo padre naturale invece è ancora vivo, ci ha parlato?
«Ha 90 anni, ultimamente ha dei gravi vuoti di memoria. Provo una grande tenerezza per lui che per tutta la vita ha preferito non vedere, anche se oggi mi rendo conto che il suo comportamento è stato quello di chi ha sempre saputo».


A cosa si riferisce?
«Mi è sempre mancata una figura paterna. Il mio non è mai stato un padre affettuoso. Tra noi c'è sempre stata una grande distanza. Questa scoperta è stata molto dolorosa ma finalmente do un senso alle mie insicurezze. Ho sempre avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa, ora so perché».


Che infanzia è stata la sua?
«Sono cresciuto in una famiglia complicata, io ho dovuto trovare una mia identità con grande fatica, molto tardi. Ho sempre vissuto un senso di spaesamento. Due padri non mi hanno dato un padre. Un papà non è fatto solo di cose materiali. Mi sono sempre sentito molto solo».


Perché ha deciso di intraprendere un percorso giudiziario?
«Sono stato privato di un padre per puro egoismo. Il mio padre biologico non ha mai avuto figli. Sapere di essere stati rifiutati dall'uomo che ti ha messo al mondo è un dolore indescrivibile. Adesso ho bisogno di ritrovare le mie origini».


Pensa che la famiglia del suo presunto padre biologico sapesse la verità?
«Non lo so. So solo che ci sono tanti zii e cugini, che loro sono la mia storia e io di questa storia non voglio essere privato. Per questo spero che il giudice il 18 marzo dia disposizione per il test del Dna. E soprattutto che loro accettino. Un loro no per me sarebbe un ulteriore rifiuto».


Sa che ci potrebbero volere anni?
«Andrò avanti in questa battaglia finché vivrò e chiederò ai miei due figli, di 7 e 10 anni, di proseguire. La giustizia deve trionfare. Vorrei sfruttare la mia notorietà per mettere in luce quanti si trovano nella mia situazione. I figli nati fuori del matrimonio sono tanti. Nella maggior parte dei casi i processi durano anni solo perché qualcuno non vuole sottoporsi al Dna. Oltre il danno la beffa».


Questa storia potrebbe diventare un film.
«Le confesso una cosa. Questa storia indirettamente c'è in tutti i miei film da regista. In ognuno infatti c'è sempre una scena dove si vedono delle lucette di una casa in lontananza, in quelle lucette per tutta la vita ho sempre cercato un calore familiare che non ho mai trovato».

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