Enrico Melozzi, il direttore d'orchestra star di Sanremo: «Dopo i Maneskin ho le mie groupie. Achille Lauro? Ho dormito a casa sua, fu stranissimo»

Enrico Melozzi, il direttore d'orchestra star di Sanremo: «Dopo i Maneskin ho le mie groupie. Achille Lauro? Ho dormito a casa sua, fu stranissimo»
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Martedì 27 Febbraio 2024, 12:11 - Ultimo aggiornamento: 12:13

Il direttore d’orchestra un po' rock, Enrico Melozzi, che ha preso il posto del più classico maestro Beppe Vessicchio, ama Bach, Mozart e Pino Daniele. Per tre motivi diversi. Pino Daniele perché «è un autore grande, potente, con una capacità poetica evocativa immensa. Ogni canzone di Pino Daniele corrisponde a un movimento di una sinfonia di Beethoven».

I Maneskin

Al Corriere della Sera il maestro racconta che il Festival di Sanremo ha cambiato la sua vita, la sua popolarità. «Si, soprattutto dopo i Måneskin, lì c’è stato uno scarto. Da quel momento sono entrato nell’immaginario collettivo, sono stato percepito in maniera diversa. Quest’anno non riuscivo a fare un metro senza che mi fermassero per chiedermi una foto. Io cercavo di dissuaderli: ‘sta foto non vale niente, fatela con i cantanti».

Al Corsera, Melozzi racconta anche il suo primo incontro con i Måneskin? «Dovevamo aspettare in una sala dove c’era un biliardo, loro stavano giocando, io stavo un po’ in disparte, ma a un certo punto mi chiedono di fare un colpo. Ho azzeccato tutte le buche possibili, non mi era mai capitato in vita mia. Loro sconvolti. Da allora non ho mai più toccato una stecca per non smentirmi». A lui il tocco magico per Zitti e buoni. «Con loro ebbi carta bianca per fare tre versioni: una basic, una che spingeva senza esagerare e poi una come volevo io. Loro si gasarono di brutto con il mio arrangiamento: spaccava, pieno di archi e virtuosismi orchestrali notevoli».

Achille Lauro

Lavoro diverso con Achille Lauro: «Appena sento Rolls Royce mi vengono i brividi. Ricordo la volta che andai a dormire a casa da lui, era una villetta a più piani, cercavo la mia camera ma ogni volta che aprivo una porta c’erano dentro ragazzi che suonavano. Non era una casa, ma una factory, una gabbia di matti, con un cuoco che cucinava per tutti».

Ha arrangiato l'ultimo pezzo di Ghali e non ha mai litigato con Morgan:  «Venne come ospite per duettare proprio con Lauro su Rolls Royce, aveva una sua idea di arrangiamento, e tutti scappavano, nessuno se la sentiva di affrontarlo. Io fui lasciato solo, ero pronto alla sfida testa a testa, al duello all’ultimo sangue. Gli dico che secondo me quell’arrangiamento non andava bene.

Mi guarda e mi fa: è vero, hai ragione tu. È stato come san Francesco con il lupo. Da quel momento è nata una bella amicizia, mi ha pure definito il Berlioz dei giorni nostri, un complimentone».

L'incidente

Il sogno di Enrico Melozzi che a 8 anni iniziava a suonare il pianoforte, rischio di spegnersi a 11 dopo un terribile incidente. «Fui investito da una moto, mi risvegliai dentro una macchina guidata da due sconosciuti: la prima cosa che pensai è che mi avessero rapito. Ricordo il suono del clacson, forte e continuo, ero tutto rotto, sangue ovunque, la testa aperta, quasi scuoiata».  Un incidente bruttissimo, con tante complicazioni: «Ho avuto cinque interventi nell’arco di un anno, la degenza ne è durata quasi due. Ricordo questa solitudine enorme, prima bloccato a letto, poi sulla sedia a rotelle. In quel periodo mi sono isolato parecchio, ma ero già appassionato di computer, avevo un Commodore Amiga 500: presi un programmino, che era l’antesignano dei programmi che uso oggi, come un Word ma per scrivere le note e gli spartiti».

Oggi Enrico Melozzi ce l'ha fatta. Anche grazie al suo modo di essere vivo e al suo look: «Passo poco tempo davanti allo specchio - racconta ancora al Corriere della Sera - Il problema è solo amministrare i capelli, che sono un’entità a parte, hanno un loro codice fiscale, votano. Per il look mi affido completamente a chi si occupa di trovarmi i vestiti più belli possibili perfare una bella figura in tv, ma nella vita ditutti i giorni mi vesto in modo normale, e di solito non mi riconoscono. La mia immagine è indissolubilmente legata a un vestito elegante o a uno smoking».

Vita sentimentale. «Sono single. Ho deciso di non legarmi a nessuno in questo periodo. E ho scelto di non avere figli. Non me la sento, penso che poi mi dedicherei così tanto a loro che perderei la musica. Forse ho anche paura. Non avere figli mi fa rimanere adolescente, mentre se diventi genitore diventi grande perforza».

Intanto fan e groupie non le mancano. «Ci sono le bimbe di Melox, ifan club, i profili falsi che vendono incontri con me, i gruppi FantaSanremo: la più grande onorificenza della mia vita è quella di avere un bonus dedicato a chi mi ha come direttore d’orchestra. Valgo 20 punti».

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