Eleonora Giorgi: «Ozpetek elogiò le mie rughe, ma poi non mi chiamò: così mi sono fatta un lifting. Non cerco rivincite, ma film per settantenni»

L’attrice romana: «Il cinema mi ha esclusa dopo il caso Rizzoli, ma ora voglio recitare»

Eleonora Giorgi: «Non cerco rivincite, ma film per settantenni. Il lifting? Per Ozpetek»
di Andrea Scarpa
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Domenica 20 Agosto 2023, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 13:26

Il 21 ottobre compie 70 anni e un anno fa è diventata nonna, ma quella che parla senza sosta per 91 minuti e 32 secondi (quelli che segna il registratore) sembra una ragazzina caricata a molla. Ed è così praticamente da sempre, Eleonora Giorgi. Donna dalla vita piena di tutto - nel bene e nel male - a tratti addirittura spericolata, altre curiosa e coraggiosa. Fra tre giorni, il 23 agosto, l’indimenticabile Nadia di Borotalco ha accettato la sfida di salire sul palco di un paesino in provincia di Potenza, Moliterno, per leggere un testo su Carlo Pisacane scritto da Angelo Mellone, 50 anni, poliedrico neo direttore dell’Intrattenimento Day Time della Rai. 

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Come se la passa?
«Bene. Sono finalmente nonna e sono banalmente pazza del mio nipotino Gabriele di un anno. Per il resto, dopo una condanna all’ergastolo, da innocente, voglio riprendermi quello che è mio».

Prego? 
«Almeno in questa ultima parte della mia carriera vorrei tornare a dire la mia, come so di poter fare.

In fondo, numeri di dieci anni fa, i miei film hanno incassato l’equivalente di 280 milioni di euro. Tutta la vicenda Rizzoli, invece - dal primo incontro fino al crac dell’impero e al divorzio da Angelo - mi ha trasformato in un bersaglio di ingiurie che mi hanno fatto passare per un’opportunista e una cacciatrice di patrimoni. Un marchio infamante che professionalmente mi ha messo fuori mercato. Ora basta, sono passati più di quarant’anni».

Faccia un esempio.
«La sinistra in un modo o nell’altro ha sempre guidato il mondo dello spettacolo e io da allora sono sempre stata massacrata proprio da quegli ambienti, cosa paradossale se penso che mio padre era il compagno della scenografa Giulia Mafai, sorella di Miriam, storica partner del leader comunista Giancarlo Pajetta. Ricordo una serata con gente di cinema e tv: raccontavo le mie disavventure e da un’altra stanza senza motivo sento un urlo: “Giorgi, azzerati”. Era Gianni Boncompagni». 

Quando capì che doveva fare un passo indietro?
«Il giorno in cui Carlo Verdone mi convocò per un film, dopo aver girato Io e mia sorella con Ornella Muti e non con me, cosa che mi lasciò costernata perché dopo il successo di Borotalco pensavo di girarlo io. Vado e mi sento offrire uno dei tanti piccoli ruoli di Compagni di scuola. Accettai, ma poi chiusi con il cinema. Era il 1988. Mi ritirai in campagna con Massimo Ciavarro. Ci mettemmo a comprare vecchi casali per ristrutturarli e poi rivenderli».

E adesso, cosa vorrebbe?
«Semplice. A quasi settant’anni sono molto lucida: vorrei che registi come Paolo Virzì, Paolo Genovese, Ferzan Ozpetek, Gabriele Muccino si ricordassero di me e mi rimettessero dentro le loro storie scrivendo parti per donne della mia età».

Tempo fa ha parlato di fatwa nel cinema italiano per le donne sopra i sessant’anni.
«Sì, perché nessuno pensa a noi. Ci sono solo ruoli da nonna che fa le torte, o è un po’ stordita, e basta. Io appartengo alla prima generazione di donne che sono andate a lavorare, hanno conquistato la libertà sessuale, si sono emancipate, e adesso ci toccano solo stereotipi? Il cinema dovrebbe riconoscere l’importanza di questa identità. Tra l’altro quelle della mia età si sposavano con i coetanei, mai avrebbero accettato uno più grande, un matusa. Oggi, però, uno come Massimo Ghini, per esempio, ha sempre una moglie più giovane... È un falso: dove c’è lui dovrebbe esserci una come me».

A parte Ciavarro, il suo secondo marito, 65 anni, un partner più giovane ce l’ha mai avuto?
«Sì, certo».

Di quanto più giovane?
«Trent’anni».

Un toy boy.
«No, per carità. Fu una bella storia. Noi eravamo tranquilli, i problemi - tanti - arrivarono da quelli che avevamo intorno a noi. Pregiudizi».

Parliamo di quanto tempo fa?
«Quindici anni fa. Sul tema ho scritto un film, Lockdown Love Story, incontro amoroso fra una donna di 65 anni e un ragazzo di 25. Mi è venuta in mente perché durante il lockdown vicino a casa mia è arrivato un bel ventenne. Non era Brad Pitt ma l’ho immaginato così. È una storia piena di gioia e sentimenti». 

Si farà?
«Temo non così come l’ho scritto. È piaciuto però mi hanno spiegato che il cinema italiano non vuole storie con il lockdown. Vedremo prossimamente».

 

È vero che a casa ha una scatola piena di lettere di Oriana Fallaci?
«Sì. Angelo Rizzoli me la presentò una sera al termine della quale lei mi disse di essere sorpresa. Aveva dei pregiudizi nei mie confronti: attrice, bella, bionda... chissà che cretina. E invece... Per un anno ci sentimmo e ci scrivemmo tantissimo. Mi raccontava di Panagulis. Una donna eccezionale. Poi mi sposai in gran segreto, così volle Angelo, Oriana lo venne a sapere e ci rimase malissimo. Io volevo che fosse la mia testimone. Anni dopo, scoppiato l’inferno, mentre nella Trump Tower di New York faccio delle foto per lanciare Nudo di donna la vedo da lontano che scende le scale. Mollo tutto, le vado incontro, e lei si gira dall’altra parte: non mi dice una parola, non si ferma, e se ne va. Non l’ho più vista. Mi associava alla P2, lo scandalo, il malaffare».

E i pranzi al Quirinale con Sandro Pertini?
«Era amico di Angelo ed era molto divertente ed esuberante. Aveva simpatia per me e mi accoglieva con abbracci da vecchietto arzillo: “Rizzoli, lei permette, vero?”, diceva. E mi prendeva per mano per farmi vedere i giardini di palazzo».

La lista delle rivincite è lunga?
«Nessuna lista. Non mi piacciono le rivincite, ma le vittorie».

Con la vita si sente in credito o in debito?
«In pari. Tanta gioia, tanto dolore. L’amore, la stima e la simpatia della gente però è qualcosa di più. Quest’anno ho avuto premi in tutta Italia. Mi commuove questa cosa. E per questo cerco di essere sempre impeccabile. Bisogna meritarsela».

Amici veri ne ha?
«Ne ho sempre avuti pochi, ma buonissimi. Una nuova amica l’ho incontrata quest’anno, cosa che mi fa ben sperare anche per l’amore. Sono sola da anni e non so perché. Forse sembro non interessata».

Ha fatto due lifting: invecchiare la spaventa?
«Sono già invecchiata. Ho orrore estetico e concettuale del decadimento fisico. Sono disposta a qualsiasi artificio per non vedere la morte in vita. Io voglio uscire dalla vita con una faccia normale, naturale, compatibile con la mia età. Non voglio essere figa, ma non voglio sembrare morta». 

Cosa intende per qualsiasi cosa?
«Lifting. Ne ho fatti due: collo e mento. Quella pelle che cadeva giù mi faceva impressione. Se serve ne farò altri».

È vero che il primo l’ha fatto per colpa di Ferzan Ozpetek?
«In un certo senso, sì. Anni fa mi disse che era innamorato delle mie rughe: “Non toglierle mai”. Io le ho lasciate, l’ho aspettato, non mi ha mai chiamato, e allora ho fatto il primo lifting. Sono arrabbiata con lui».

In “Borotalco” indossava una parrucca: i ricci non erano suoi?
«Solo in Mani di velluto e Mia moglie è una strega non la indossavo. Avevo capelli troppo lunghi e delicati».

Grande Fratello lo rifarebbe?
«Certo. Il cast non era il massimo, ma sono stata pagata senza fare niente. Mai successo prima». 
 

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