Cameriere licenziato, assente 4 anni su 18 di lavoro. Il giudice: «Provvedimento giusto»

Il caso a Treviso. Il dipendente dell'albergo aveva giustificato l'ultima malattia dicendo di essersi fatto male ad un braccio, dopo aver dovuto sollevare un vassoio con 60 tazze da cappuccino del peso di 25-30 chili

Cameriere licenziato, assente 4 anni su 18 di lavoro. Il giudice: «Provvedimento giusto»
di Angela Pederiva
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Domenica 5 Novembre 2023, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 10:54

TREVISO - In 18 anni di impiego in albergo, ha inanellato assenze per più di 4. L’ultima gli è costata il posto: il cameriere sosteneva di essersi fatto male ad un braccio, dopo aver dovuto sollevare un vassoio con 60 tazze da cappuccino del peso di 25-30 chili, tanto che l’Inail aveva certificato la sua inabilità temporanea assoluta per 20 mesi, ma l’hotel lo ha licenziato.

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Un provvedimento legittimo secondo il Tribunale di Treviso, per il quale le testimonianze raccolte e i documenti presentati non consentono di ritenere credibile la versione dell’ormai ex dipendente, il cui lavoro anzi «è stato prestato in un ambiente sicuro».

Cameriere licenziato

La sentenza di primo grado, e come tale appellabile, è stata pronunciata giovedì, all’esito della causa di lavoro che ha visto contrapposti l’addetto (assistito dagli avvocati Giancarlo Moro, Marco Mancini e Camilla Cenci) e la società Sogedin proprietaria del Park Hotel Villa Fiorita di Monastier (difesa dall’avvocato Vincenzo Grosso). L’infortunio si era verificato il 22 gennaio 2020 e il licenziamento era stato formalizzato il 31 dicembre 2021, dopo un biennio trascorso fra malattia, aspettativa, cassa integrazione e permesso, conseguenti alla lesione del bicipite.

A quel punto il cameriere aveva promosso il ricorso, imputando all’azienda l’episodio all’origine dei dolori, in quanto avrebbe adibito l’uomo «in via continuativa ad attività lavorativa che comportava rischio di sovraccarico biomeccanico degli arti superiori» e «non avrebbe posto in essere misure di tutela salute e sicurezza».

Sogedin aveva replicato che, come riportato nella denuncia di sinistro comunicata all’Inail, il lavoratore aveva sentito male al gomito «mentre era intento a svuotare le taniche d’acqua della macchina del caffè», il che era «una manovra non consentita», poiché le prescrizioni erano di rabboccarle «senza svuotarle». Quanto alle stoviglie per la colazione, alla quantificazione dell’ex dipendente l’azienda aveva replicato con tutt’altri numeri, affermando che i contenitori di plastica per il lavaggio «contengono circa 25 tazze (e non 60) da cappuccino, per un peso a pieno carico di circa 7,5 kg (e non di 25-30)», che «il trasporto avviene con 2 carrelli (non a mano)» e che i vassoi di metallo posizionati accanto alle macchine da caffè «hanno un peso di circa 1,5 kg, e non reggono l’accatastamento di più di 38-40 tazze». 


LA PROVA 
Chiamata a decidere se l’infortunio fosse riconducibile alla responsabilità della società per la violazione delle norme sulla sicurezza, il giudice del lavoro Maria Teresa Cusumano ha stabilito che «non è emersa prova di detta ascrivibilità, né è emersa prova della nocività dell’ambiente di lavoro». Per il magistrato, la stessa dinamica dell’incidente «è rimasta non chiarita», in quanto il cameriere «non solo non ha specificato alla presenza di quali colleghi l’infortunio sarebbe avvenuto, ma nemmeno ha portato davanti al Tribunale anche un solo teste presente all’infortunio nel momento in cui avvenne», limitandosi a citare in udienza un collega a cui aveva riferito il dolore accusato, la cui testimonianza è stata però reputata «poco attendibile». 
Per il giudice, «è del tutto implausibile» che il lavoratore «possa essersi fatto male sollevando un portatazze del peso di 25-30 kg». E se anche la lesione fosse stata causata dalla movimentazione della tanica, il dipendente avrebbe eseguito «una manovra arbitraria», per cui «non può ricondursi a Sogedin la responsabilità dell’infortunio». Dunque ricorso respinto: l’ex dipendente dovrà anche versare 8.000 euro di spese di lite.

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