Anna Foglietta: «Denuncio l'ipocrisia della società con un film cattivo. Io in politica? Per carità, sono troppo pura»

Parla l’artista romana, protagonista della nuova commedia di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo “I peggiori giorni”: «Se un regista correggesse una mia interpretazione con il digitale mi infurierei»

Anna Foglietta: «Denuncio l'ipocrisia della società con un film cattivo. Io in politica? Per carità, sono troppo pura»
di Gloria Satta
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Sabato 5 Agosto 2023, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 00:17

La commedia italiana vuol tornare a graffiare e Anna Foglietta diventa una deputata politically correct ma dal cuore arido. L’attrice romana è tra i protagonisti de I peggiori giorni, il film a episodi (in sala il 14 agosto) diretto da Massimiliano Bruno e Edoardo Leo che, nella storia intitolata Natale, hanno il ruolo dei suoi fratelli: quando l’anziano padre (Renato Carpentieri) chiede che uno di loro gli doni un rene per salvargli la vita, i tre reagiscono facendo a scaricabarile. Anna, 44 anni, 3 figli e una carriera che da Nessuno mi può giudicare (2011) non si è mai fermata andando di pari passo con l’impegno umanitario e civile, racconta questa sua nuova sfida.

Perché ha interpretato un personaggio così poco edificante?
«Mi divertiva l’idea di realizzare, con due amici come Leo e Bruno, una commedia “cattiva” per denunciare l’ipocrisia e la meschinità di oggi.

Se c’è da riportare la gente al cinema, anche gli attori devono impegnarsi».

Al di là del tono della commedia, il film parla della solitudine degli anziani: un tema che la tocca?
«Più che altro mi premeva mostrare come gli esseri umani riescano ad essere egoisti soprattutto nell’ora del bisogno. Dimmi come invecchi e ti dirò che persona sei stato: se non hai vissuto all’insegna della generosità, dell’accettazione della malattia e del dolore, pensi che tutto ti sia dovuto. Nulla di peggio che pesare sui figli».

Cosa cerca in questo momento della sua carriera?
«Personaggi che mi corrispondano sempre di più. Attraverso il lavoro vorrei parlare all’umanità, essere sintonizzata sulla vita: il mondo cambia molto velocemente, la crisi di questi anni Venti va raccontata».

Anche lei, come molte attrici, debutterà nella regia?
«Se tante colleghe si affacciano a questa professione finora maschile è un ottimo segno. Io per il momento no, preferisco restare in ascolto».

E la tentazione di entrare in politica non le è mai venuta?
«Per carità, sono troppo pura, non potrei mai. Me l’hanno chiesto, ma le battaglie le faccio attraverso il lavoro».

La tecnologia stravolgerà il vostro lavoro?
«Il rischio mi preoccupa. L’intelligenza artificiale potrà anche scrivere sceneggiature in 5 minuti ma non ha l’anima e non sarà mai in grado di esprimere le sfumature».

 




Se un regista correggesse al computer una sua interpretazione, magari aggiungendo una lacrima, come reagirebbe?
«Mi arrabbierei da matti. È un fatto gravissimo, di una violenza inaudita, la violazione del diritto d’autore: come andare al Louvre e vedere la Gioconda che legge Topolino».

Che progetti ha?
«Ho girato una commedia con Lillo, Elf me, e la serie Everybody Loves Diamonds. Continuo a seguire il mio progetto umanitario Every Child is My Child che tutela i diritti negati dell’infanzia, e la Fondazione Una nessuna centomila contro la violenza sulle donne».


Le eventuali critiche la feriscono?
«Le metto in conto ma lasciano il tempo che trovano. A farmi contenta sono l’amore e il consenso che ricevo dal pubblico, soprattutto dalle donne».

Qual è il successo di cui va più fiera?
«Aver fatto tutto senza rinunce. Sono diventata madre, e una madre presente, continuando il mio percorso artistico e sul fronte umanitario. Ho dimostrato che se una donna ha voglia di fare, il coraggio lo trova. Specie se ha un compagno, come il mio, che la sostiene».


Un sogno ce l’ha?
«Vorrei portare l’educazione sentimentale nelle scuole».


Che intende?
«Educare il pubblico attraverso l’arte visiva, la lettura di testi, il cinema, il teatro. I nostri figli, soggetti a un bombardamento massiccio di immagini e messaggi brevi, spesso non riescono ad esprimere i sentimenti. Allora nascono i problemi».

Una cattedra l’accetterebbe?
«Magari, se avessi tempo...E sai quante filippiche attaccherei!».

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