Aka 7even: «Le challenge sul web? Pericolose. Un ragazzo che conoscevo si suicidò l'anno scorso»

Aka 7even: «Le challenge sul web? Pericolose. Un ragazzo che conoscevo si suicidò l'anno scorso»
di Mattia Marzi
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Domenica 19 Settembre 2021, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 08:38

Dal Festival del Cinema di Venezia a Videocittà: Aka 7even ha ormai preso confidenza con le passerelle. Un anno fa, in questo periodo, Luca Marzano - campano, classe 2000 - si preparava ad entrare nella scuola più popolare d'Italia, quella di Amici. In finale poco ha potuto contro Sangiovanni, vincitore del circuito canto del talent di Canale 5, ma mentre il collega quest'estate faceva incetta di premi con il suo album e la hit Malibu, lui non è rimasto a guardare: tra l'eponimo disco d'esordio, la hit Loca (45 milioni di ascolti su Spotify) e Mi manchi si è portato a casa 6 Dischi di platino. Mica male. Chiuso il tour estivo, il cantante arriva oggi a Roma per partecipare al festival ospitato dal palazzo dei Congressi dell'Eur alla proiezione del corto La regina di cuori (diretto da Thomas Turolo, con Beatrice Vedramin, Mariasole Pollio e Cristiano Caccamo: è stato presentato al Lido e ora disponibile su RaiPlay - l'evento comincia alle 21.30).

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Nella colonna sonora c'è la sua Mi manchi. Il corto parla di challenge sul web: è un tema che la tocca da vicino?
«Sì. E non solo perché è un fenomeno diffuso soprattutto tra i miei coetanei, ma perché l'ho vissuto da vicino. Un ragazzo di Napoli che conoscevo finì per suicidarsi, l'anno scorso».


A quale sfida si sottopose?
«La Blue Whale. Pensai: E se fosse successo a me?».


Cosa l'ha preservata da giochi così estremi?
«Ho un carattere duro: non mi lascio abbindolare facilmente. È fondamentale sensibilizzare i ragazzi, soprattutto i più giovani, sulla pericolosità di queste challenge: ci si ritrova coinvolti in un attimo e nel caso in cui ci si rifiuta di giocare, si passa alle minacce. Quando è così, non bisogna avere paura di denunciare. È questo il messaggio alla base del film».


Che adolescenza è stata la sua?
«Difficile, segnata da episodi di bullismo. Non ero il classico figo che faceva colpo sulle ragazze e con gli amici si vantava delle sue conquiste. Per gli altri ero diverso e mi prendevano di mira».


Botte, insulti?
«Insulti, più che altro».


Come reagiva?
«Non reagivo. Loro poi andavano a giocare a calcio, io me ne tornavo a casa con la coda in mezzo alle gambe e passavo il pomeriggio a studiare pianoforte. Ma dentro covavo rancore».


Quel risentimento può essere veicolato in maniera sbagliata. Nel suo caso?
«Non è successo, fortunatamente. Mi sfogavo con la scrittura».


I suoi genitori?
«Li tenevo fuori da quelle situazioni. Quello che avevo da raccontargli, lo mettevo nelle canzoni».


Ha avuto bisogno di uno psicologo?
«Il problema è che mi tenevo tutto dentro. A chi oggi sta attraversando una situazione simile consiglio di parlarne, invece.

E magari trovare un modo per cambiare chi bullizza».

Il dialogo è possibile?
«Sì. In fondo, anche loro sono vittime: si comportano così perché hanno un malessere. Andrebbero aiutati».


A 7 anni finì in coma per una settimana, dopo una crisi epilettica causata da un virus che aveva attaccato il cervelletto: cosa le ha lasciato quell'esperienza?
«Mi ha insegnato a dare più valore alle cose. La vita è un soffio. Se ne ho parlato anche in tv, non è stato per far commuovere i telespettatori, ma perché la mia storia è cominciata da quel letto d'ospedale. Il 7 del mio nome d'arte è un riferimento a quella settimana di coma».


Nel 2017 fu scartato da X Factor: poi?
«Tante altre porte in faccia. Anche ad Amici: mi hanno detto no per quattro anni. Dicevano che ero troppo tradizionale. Avevano ragione. Poi con Loca è cambiato tutto: siamo arrivati al terzo platino e ora l'abbiamo fatta uscire anche in Spagna».


Il disco nuovo?
«Ci sto lavorando. Il duetto con Fedez nato per scherzo via social? Spero ci sarà, nel disco».


La vedremo a Sanremo?
«Mi piacerebbe».

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