Gli errori fanno Storia

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Lunedì 13 Ottobre 2014, 06:11
LO STUDIO
E se quel 18 giugno del 1815 tutto fosse dipeso da una mappa sbagliata? Quel giorno a Waterloo, pochi chilometri a Sud di Bruxelles, Napoleone perse la sua grande battaglia. La Francia vide il ritorno dei Borbone e l'imperatore fu imprigionato a Sant'Elena in mezzo all'Atlantico. Sapevamo già che a Waterloo il destino si beffò del Grande Corso. La pioggia che impedì i movimenti della sua artiglieria, il maresciallo Grouchy che sbagliò strada e non arrivò in tempo. Ma ora un documentarista francese, Franck Ferrand, basandosi sulle ricerche dello storico belga Bernard Coppens, dà un'altra spiegazione. La mappa che Napoleone usò per fare i suoi piani di battaglia era sbagliata. La fattoria Mont Saint-Jean, che ebbe un peso nel combattimento, era segnata a un chilometro di distanza dalle linee francesi mentre invece era assai più lontana, fuori dal tiro dei cannoni napoleonici (e si sa il peso che l'artiglieria ebbe sempre nelle battaglie di Bonaparte). Ma non solo, la strada dove la fanteria imperiale doveva avanzare sulla mappa presentava una curva che in realtà non c'era. Tutto questo, stando a Ferrand, avrebbe contribuito alla sconfitta francese. Noi oggi sappiamo della mappa grazie alla scoperta (fatta da Coppens), in un archivio belga, di una carta che è la copia esatta di quella usata da Napoleone. Insomma più che l'abilità di Wellington, più che l'arrivo dei prussiani di Blucher, un errore di mappa avrebbe causato la disfatta di Napoleone.
NELL'ANTICHITÀ
Può anche darsi, d'altra parte quanti errori nel corso della storia umana hanno causato effetti giganteschi? Fu un errore del Gran re di Persia, Serse, nella baia di Salamina nel 480 avanti Cristo a spingere l'immensa flotta persiana nella strettoia dove le navi greche, inferiori per numero, fermarono per sempre il tentativo di conquista persiana della Grecia. Dando così inizio alla democrazia, alla filosofia, al teatro e a tutto ciò che costituisce il patrimonio dell'Occidente. E fu un errore tragico quello dell'imperatore romano Valente che ad Adrianopoli affrontò la cavalleria corazzata dei Goti con la fanteria leggera, per lo più dopo una marcia estenuante. Era il 378 della nostra era e quella sconfitta, paragonabile solo a quella di Canne, accelerò la fine dell'Impero romano.
ERA CONTEMPORANEA
Venendo a tempi più vicini a noi possiamo chiederci se l'Italia sarebbe entrata nella Prima guerra mondiale se le grandi vittorie russe del 1914 non avessero convinto corte e stato maggiore che ormai gli imperi tedesco e austriaco erano sconfitti? Un'idea questa di salire al volo sul carro del vincitore che si ripete. Mussolini, convinto della vittoria del Terzo Reich, dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna per “avere qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace”. Un fatto che l'Italia pagherà con la sconfitta, la guerra civile, l'occupazione. E che cosa sarebbe successo se Italo Balbo non fosse stato abbattuto per sbaglio dalla nostra contraerea su Tobruch il 28 giugno del 1940, solo 18 giorni dopo l'entrata in guerra? Di certo le armate italiane non avrebbero fatto la penosa figura che fecero sotto il comando di Rodolfo Graziani. E forse la caduta di Mussolini sarebbe avvenuta ben prima (il duce tra i gerarchi temeva solo lui, il quadrumviro, il trasvolatore).
Ma anche i tedeschi come errori non sono messi male. Il primo fu certamente l'aver rinviato l'attacco all'Urss al 22 giugno 1941 invece che a inizio maggio. Scattati 50 giorni prima, probabilmente i nazisti non sarebbero stati bloccati dal gelo a 7 km da Mosca. Ma anche i sovietici hanno da rimproverarsi una serie di sbagli colossali. L'ultimo fu quello commesso da Stalin nel febbraio 1943, quando proseguì nell'attacco frontale contro la Wehrmacht andando incontro a una clamorosa sconfitta, quella ricordata come la Terza battaglia di Karkhov, l'ultima vittoria tedesca sul fronte orientale. Del resto sempre Hitler, che credeva di essere il più grande stratega di tutti i tempi, commise un altro sbaglio fatale. A poche ore dallo sbarco in Normandia, il 6 giugno 1944, rifiutò decisamente di lanciare le sue divisioni panzer contro le teste di ponte alleate. Convinto com'era che si trattasse di una finta e che il vero sbarco sarebbe avvenuto in Bretagna.
TERRITORIO E RELIGIONE
Ma di tutti gli errori militari che abbiamo esaminato (e ce ne sarebbero altri cento da elencare) paradossalmente nessuno, almeno in tempi moderni, avrebbe poi cambiato il corso della storia. Vincitore a Waterloo, Napoleone sarebbe stato prima o poi schiacciato dalla Coalizione. Balbo non avrebbe cambiato il corso della guerra italiana, lo avrebbe probabilmente reso meno devastante, ma più lungo. Hitler avrebbe comunque perso, magari un po' più tardi. L'unico errore che ha avuto e ha conseguenze che durano nei secoli è forse meno noto. A Manzikert nel cuore dell'Anatolia l'imperatore bizantino Romano Diogene condusse una grande armata contro i turchi di Alp Arslan che per la prima volta tentavano una puntata nei suoi domini. Romano Diogene commise due errori incredibili: Primo, avanzò senza ricognizione e, secondo, attaccò le forze turche, inferiori di numero, dividendo il suo esercito in tre gruppi e mandandoli avanti uno dopo l'altro. Così Alp Arslan poté affrontarli separatamente e vincere la battaglia di Manzikert. Da quella vittoria nacque l'Anatolia turca, i musulmani sostituirono i cristiani, una terra greca, poi romana e poi bizantina, diventò islamica. Era il 26 agosto 1071, e le cose da allora non sono più cambiate. Manzikert fu l'evento che ha cambiato la storia, e la geografia, e la religione e la civiltà di una fetta di mondo.
Marco Guidi
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