Sette proiettili per un avvertimento

Sette proiettili per un avvertimento
di Vittorio Buongiorno e Stefano Cortelletti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Gennaio 2023, 09:52

«Mi hanno sparato». La telefonata è arrivata al 112 ieri intorno a mezzogiorno: un uomo, italiano, ha chiesto aiuto. «Sono a Sezze Scalo» ha detto ai militari della sala operativa. Sul posto si sono precipitati i carabinieri da Sezze e da Latina, temendo il peggio. In via Archi di San Lidano, nel piazzale sterrato di una attività, l'American Bar, che è chiuso da oltre due mesi, hanno invece trovato l'uomo incolume. Era accanto a una Mercedes Classe A e degli aggressori non c'era più traccia.
Sul caso è stata aperta una inchiesta e il fascicolo affidato al pm di turno, il sostituto procuratore Marco Giancristofaro. L'uomo è stato caricato su un'auto e portato a Latina, al comando provinciale dei carabinieri, dove è stato interrogato per ore, anche se molti aspetti dell'episodio restano oscuri.


QUELLO CHE SI SA
L'uomo ha raccontato che si era fermato nel piazzale perché doveva fare pipì. la zona è isolata: non ci sono case attorno, solo un'autofficina confinante con l'American Bar, ma gli operai sono all'interno intenti a lavorare. Ha sentito arrivare un'auto, non sa dire né il modello, né il colore, ma ricorda che a bordo c'erano più persone e dai finestrini abbassati gli hanno sparato. Lui era vicino all'auto con cui era arrivato - non è di sua proprietà ma l'ha in uso - e i colpi fortunatamente non lo hanno raggiunto. Sette. Tanti sono i bossoli ritrovati sul posto.
Neppure l'auto è stata colpita dai proiettili e questo fa pensare a un atto intimidatorio: gli aggressori hanno sparato volutamente in terra, particolare che risulterebbe confermato dal ritrovamento di uno dei bossoli all'interno della Mercedes che aveva i finestrini aperti. Più difficile immaginare, infatti, che qualcuno abbia sparato dentro l'auto. Ma per averne la certezza sarà necessario attendere gli accertamenti balistici e l'esame delle immagini di una telecamera di videosorveglianza che potrebbe aver ripreso la sparatoria.
CHI È
L'identità della vittima dell'agguato non è stata rivelata. Si sa che è italiano, che risiede in uno dei comuni dei Lepini e soprattutto che è ben noto alle forze dell'ordine per precedenti indagini in cui è rimasto coinvolto. Droga? Furti? Questo al momento non è dato sapere.
I militari hanno repertato i bossoli e sequestrato l'auto che è stata trasferita in un deposito giudiziario dove verrà sottoposta ad altri accertamenti.
Sempre ieri, mentre l'uomo veniva ascoltato in caserma, i militari hanno ascoltato altri testimoni. C'è chi ha visto qualcosa e chi ha sentito: tutti elementi che serviranno a ricostruire l'accaduto. I carabinieri si sono affacciati anche all'autofficina, ma nessuno si è accorto di nulla: il rumore costante e continuo dei martelli contro le carrozzerie delle auto in riparazione hanno mascherato ogni suono esterno. Solo uno di loro, poco dopo mezzogiorno, si è accorto dell'arrivo di una vettura d'ordinanza dei militari dell'Arma e si è affacciato. È a quel punto che ha capito che era successo qualcosa.
Più complesso comprendere il perché dell'agguato. Per questo ieri sono state effettuate anche alcune perquisizioni nelle abitazioni di persone che potrebbero essere coinvolte nella sparatoria.
Ovviamente dell'arma che ha sparato non c'è traccia e neppure si sa dove sia finita l'auto usata per la spedizione.
CACCIA ALLE TELECAMERE
Non sarà facile ricostruire la scena: sul posto non c'è videosorveglianza, né private né del Comune di Sezze: c'è solo quel che resta di un antifurto perimetrale a protezione del bar, ma non è in funzione. «Il bar è chiuso da ottobre», riferisce un operaio dell'officina, qui ormai non si ferma più nessuno. Era un'attività strategica per la sua posizione, ormai è rimasto solo un parcheggio vuoto. Per questo ci è sembrato strano vedere un'auto dei carabinieri». Gli inquirenti stanno scandagliando la zona alla ricerca di telecamere esterne che possano aver ripreso la fuga dell'auto, per cercare di capire qualcosa di più di questo strano episodio. Su via Archi di San Lidano non ci sono altre attività commerciali: la strada che collega la rotonda della Monti Lepini con via Murillo è caratterizzata dalla presenza di aziende agricole e da case sparse, magari però qualcuno potrebbe aver installato occhi elettronici per scongiurare furti. Sarà un elemento fondamentale per dare una svolta alle indagini, oltre alla testimonianza della vittima.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA