Vaccino, Asl di Latina cerca 50 volontari per sperimentazione Reithera

Vaccino, Asl di Latina cerca 50 volontari per sperimentazione Reithera
di Laura Pesino
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Marzo 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 13:56

Un giorno importante per la Asl di Latina, il giorno in cui il direttore facente funzioni Giuseppe Visconti firma il contratto con ReiThera che porterà in provincia la sperimentazione delle fasi due e tre del nuovo siero. L'azienda sanitaria è l'unica territoriale ad oggi, insieme ai policlinici universitari, in cui sarà avviata. A questa novità si aggiunge anche la sperimentazione Simit (Società italiana malattie infettive) e Aifa sull'utilizzo degli anticorpi monoclonali. «Sono due riconoscimenti importanti esordisce Visconti che ci pongono in prima linea nella lotta contro il covid».

Si parte subito

Sui tempi non c'è ancora certezza ma si conta di poter iniziare a strettissimo giro, probabilmente già entro la prossima settimana, con l'arruolamento di volontari pronti a sperimentare il vaccino italiano prodotto da ReiThera, un siero a vettore virale, con adenovirus in grado di stimolare una forte immunità verso la proteina Spike. «Dalla fase uno, conclusa nei mesi scorsi allo Spallanzani, sono emersi buoni risultati precisa la dottoressa Miriam Lichtner, dirigente delle Malattie infettive del Goretti sia in termini di sicurezza che di risposta immunitaria.

Questo vaccino ha anche l'ambizione di verificare se può essere efficace con una sola dose».

Le fasi

In fase 1 è emerso che 28 giorni dopo la vaccinazione oltre il 94% dei soggetti tra i 18 e i 55 anni aveva prodotto anticorpi ed oltre il 90% aveva sviluppato anticorpi neutralizzanti nei confronti del virus, con una risposta analoga per anziani e giovani. «Opportunità importante per due motivi aggiunge la Lichtner perché diamo la possibilità di vaccinarsi a persone che non rientrerebbero nelle attuali fasce e poi contribuiamo a fare scienza. Contiamo di arruolare 50 volontari e abbiamo organizzato un'equipe composta da medici infermieri di Malattie infettive. Siamo pronti, dobbiamo solo trovare le persone disponibili». La sperimentazione sarà condotta su tre filoni: ad un gruppo si farà un'unica somministrazione del siero, ad un altro due inoculazioni a distanza di 21 giorni e al terzo l'iniezione di placebo. Ma sarà un'operazione a doppio cieco, cioè chi somministra non può sapere a quale dei tre bracci appartiene il volontario.

Gli anticorpi monoclonali

Il Goretti è entrato a far parte anche del numero di strutture autorizzate per l'utilizzo degli anticorpi monoclonali, ma per l'avvio effettivo della cura si attendono i protocolli della Regione Lazio. Le somministrazioni, in ambiente ambulatoriale e senza ricovero, saranno effettuate in fase molto precoce della malattia, quando compaiono i primi sintomi o addirittura in assenza di sintomi ma con un correlato clinico che dà maggiori possibilità di far evolvere la malattia nella sua forma peggiore. «Tra i parametri identificabili spiega la Lichtner ci sono la presenza di altre patologie, l'età e anche l'obesità».

Il plasmaiperimmune

Al Goretti intanto si lavora da mesi anche sulla terapia al plasma. «A Latina spiega il direttore del centro trasfusionale Francesco Equitani - il progetto è nato alla fine di luglio con un protocollo sottoposto al vaglio del comitato etico regionale e poi i primi arruolamenti tra novembre e dicembre. La terapia con plasma tecnicamente da convalescente covid, è una chance ma non costituisce la panacea. A oggi abbiamo trattato 10 pazienti e capito punti importanti: occorre prelevare un prodotto con elevatissima quantità di anticorpi, somministrarlo molto precocemente, identificare pazienti che più di altri possano costituire dei target terapeutici specifici, cioè gli immuno-compromessi». La difficoltà sta tutta nell'individuare il donatore giusto, mediamente uno ogni 15.
Laura Pesino
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA