L'intervista Francesco Rocca

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Domenica 23 Novembre 2014, 06:11
ROMA Tiene a fare una premessa il presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca: «La Cri è un'associazione, e la sua natura associativa non cambierà mai. Inoltre non c'è alcun rischio di diminuire la nostra attività, tantomeno che si generi un scadimento verso lo Stato e verso il ministero della Difesa».
Però presidente, 175 persone rischiano il licenziamento.
«Comprendo la legittima preoccupazione del personale e trovo assolutamente ingiusto e iniquo che qualcuno rischi il posto di lavoro. È un atto di una gravità inaudita, che deve essere corretto. C'è da migliorare il decreto 178 per dare ampie e maggiori garanzie».
Quali saranno i numeri della smilitarizzazione?
«Di tutto il personale soltanto 280 persone fanno parte dei servizi ausiliari, mentre il decreto 178 stabilisce che siano 300 unità. Quindi andremo ad aumentare di 20 unità. Ci sarà, dunque, un miglioramento sotto il profilo numerico del quantitativo di persone destinate all'attività ausiliaria delle forze armate. Il restante personale, ed è questo il vero nodo su cui il 178 deve essere migliorato e modificato, è il percorso di mobilità che ancora oggi non è sufficientemente chiaro. Così come i 175 militari richiamati che rischiano il 31 dicembre, se non ci sarà una proroga, di rimanere a casa, alcuni dopo 25 anni di servizio. Un fatto profondamente ingiusto».
C'è per la Croce Rossa un reale rischio di impoverimento? «Questo no, la Croce Rossa italiana è più viva e forte che mai. Abbiamo solo queste preoccupazioni per i percorsi di mobilità di una parte del nostro personale. Ma è una piccola parte, perché gli altri continueranno a svolgere gli stessi servizi anche se in abiti civili. Il lavoro rimarrà lo stesso e anche la qualità che esprimono».
C. Man.
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