Aeroporti, controlli sui paesi a rischio «Ma nessuno screening generalizzato»

Aeroporti, controlli sui paesi a rischio «Ma nessuno screening generalizzato»
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Mercoledì 10 Settembre 2014, 05:47
L'EMERGENZA
ROMA Nel momento in cui, a bordo di un aereo, si ipotizzasse un caso di Ebola sarebbe lecito anche il cambio di rotta del velivolo. Segnalazione immediata a terra per consentire la manovra e atterrare su uno degli aeroporti sanitari. Questo in volo, ma nel caso in cui una persona si imbarcasse con l'infezione? Sarebbe intercettata all'aeroporto o al porto?
I VIAGGIATORI

«Al momento non sono raccomandati screening in ingresso, generalizzati, dei viaggiatori internazionali». Questo si legge nella circolare del ministero della salute inviata l'8 agosto scorso. Raccomandazioni dell'Oms sovrapponibili a quelle prese negli altri paesi, Stati uniti compresi. Si prevedono, invece, controlli in uscita dei viaggiatori che partono da Stati colpiti dal virus. In aeroporti e porti «per individuare malattie febbrili non spiegate compatibili con potenziale infezione di Ebola». Non sono previste restrizioni di viaggi e movimenti internazionali. Alcune compagnie, però, come Air France che ha voli diretti hanno deciso di fermare alcune tratte come quella in Sierra Leone.
Negli scali internazionali tutti coloro che provengono da un altro continente devono sottoporsi ai controlli della dogana e, nel caso, vengono contattati da personale sanitario specializzato.
Il protocollo anti-epidemia prevede che «ai soggetti residenti o i viaggiatori di ritorno da aree affette, all'arrivo nel nostro paese, venga consegnato un foglio informativo nel quale sono invitati a rivolgersi al medico di famiglia o ai servizi sanitari in caso manifestino determinati sintomi entro 21 giorni da loro arrivo».
Questo significa che il potenziale passeggero infetto o viene intercettato a bordo perché si sente male oppure, al momento dell'arrivo, potrebbe anche sfuggire. Dal momento che non sono previsti controlli obbligatori per tutti coloro che arrivano da zone a rischio. Se nei 21 giorni che seguono il ritorno da un paese che può essere stato colpito dall'infezione si dovessero presentare sintomi come febbre, mal di testa, indolenzimento, gola infiammata, diarrea, vomito, dolori di stomaco, eruzioni cutanee o occhi arrossati «a scopo precauzionale - consiglia il ministero della Salute - contattate il vostro medico di fiducia riferendo del vostro recente viaggio in Africa Occidentale». Se un medico sospetta un caso di ebola deve contattare il centro per le malattie infettive di riferimento individuato dalla Regione. Qui il paziente viene di nuovo visitato e, nel caso il sospetto rimanga come nel caso della signora delle Marche, viene contattato l'Istituto Spallanzani di Roma. Per analisi, gestione del malato ed eventuale trasferimento.
LE DOGANE

Per contrastare l'epidemia l'Oms, per l'aviazione civile, ha previsto nuovi controlli soprattutto per i voli in partenza dalle zone a rischio, dunque. Ma gli aerei possono rappresentare davvero dei focolai per il viru africano? Christine Pearson del Centro per la prevenzione delle malattie di Atlanta che segue l'andamento dell'infezione «il rischio di contrarre la malattia da un altro passeggero infetto non è così alto come si può pensare». Dal momento che il contagio avviene per contatto diretto (attraverso le ferite e le mucose) con il sangue o altri fluidi corporei e secrezioni (saliva, urine, liquido seminale) delle persone infette. La trasmissione per via aerea non è stata documentata. L'Oms non raccomanda un esame per le persone in partenza o in arrivo ai porti o agli aeroporti perché, secondo le valutazione epidemiologiche, «sarebbe costoso e soprattutto inutile».
C. Ma.
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