CASI DI DETENZIONE
Il provvedimento, su cui si è lavorato a lungo negli uffici del dicastero, punta ad aumentare e in alcuni casi a raddoppiare le pene. Nel caso di danneggiamento, deturpamento, imbrattamento del patrimonio archeologico, storico artistico, architettonico e paesaggistico si passa ad una pena detentiva da 1 a 5 anni. Ma l’aspetto più significativo è che il testo introduce una serie di specifiche “aggravanti”, che fanno la differenza rispetto al passato. In caso di furto, la detenzione sale da due a otto anni. Per i reati di devastazione e saccheggio di beni culturali di monumenti (ma anche musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche), viene elevata fino a quindici anni di detenzione la sanzione massima. Il giro di vite contro i vandali del patrimonio italiano passa anche attraverso altri reati.
NUOVI STRUMENTI
Specifiche “aggravanti” volute da Franceschini investono la ricettazione, e il reato di detenzione illecita di beni («di cui si conosca la provenienza illecita») che prevede il carcere per otto anni. Aumentano le pene per il “delitto di riciclaggio” che impenna la detenzione da quattro a dodici anni. Il documento è frutto di un complesso lavoro congiunto col Ministero della Giustizia e col comando dei Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale. Proprio a favore di quest’ultimo, il disegno di legge mette in campo specifici strumenti di indagine «consistenti nella possibilità di utilizzare indicazioni di copertura anche per attivare siti nelle reti, di realizzare o gestire aree di comunicazione o scambio su reti o sistemi telematici, o per partecipare ad esse, nonché nella possibilità di procedere, anche per via telematica, all’acquisto simulato di beni e alle relative attività di intermediazione».
Intanto, ieri mattina per la scalinata del “Colosseo quadrato” (quinta scenografica di film memorabili, dalla “Dolce Vita” di Fellini al “Ventre dell’architetto” di Greenaway) è cominciato un primo urgente intervento di messa in sicurezza (costo dell’operazione, 50mila euro). Una cura solo preliminare. I blocchi di gradoni di travertino divelti e spaccati sono stati riposizionati e riallettati. Per risollevare il destino della scalinata, però, serve un complesso restyling stimato in 300mila euro. E il Gruppo Fendi, la maison romana che ha preso in affitto per 15 anni il “Colosseo quadrato” da Eur Spa per farne il suo quartier generale creativo potrebbe giocare un ruolo chiave. «Fendi ci ha dato la disponibilità per sostenere insieme i lavori», annuncia il presidente del IX Municipio della Capitale Andrea Santoro. Prossimo passo, riattivare le telecamere, grazie al contributo di Eur Spa.
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