Vandali a Roma, sfregiata la tomba del Beato Angelico

Vandali a Roma, sfregiata la tomba del Beato Angelico
di Laura Larcan
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Domenica 8 Aprile 2018, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 08:44

L’hanno colpito più volte, e in più punti, col gusto folle di sfregiare il marmo. Non c’è stato rispetto per il monumento funerario del Beato Angelico nella basilica di Santa Maria sopra Minerva, una delle chiese gioiello più famose della Capitale. Tanto legata alla storia dell’arte con le sue opere di Michelangelo e Bernini, quanto indifesa. Hanno agito indisturbati i vandali che hanno infierito sulla lastra tombale dell’artista e frate domenicano, protagonista assoluto del primo Rinascimento, diviso tra la Toscana dei Medici e il Vaticano dei papi, che proprio a Roma morì, secondo le cronache, nel 1455 per essere sepolto nella chiesa della Minerva. È successo prima delle festività di Pasqua: «Mercoledì 28 marzo abbiamo rilevato un atto vandalico alla lastra del sepolcro del Beato Angelico che ha interessato una parte intorno al volto e una zona della cornice», racconta con amarezza il rettore della basilica di Santa Maria sopra Minerva, frate Gian Matteo Serra. 

 

Oltre al danno, la beffa di un gioco vandalico ancora tutto da ricostruire in queste ore: «Non siamo in grado dei definire l’ora e l’autore del gesto», precisa il rettore. Una basilica, che torna a far parlare di sé, dopo il danno che subì sulla piazza antistante della Minerva il famoso “Elefantino” di Gian Lorenzo Bernini quando nel novembre del 2016 i vandali spezzarono la zanna sinistra del monumento. All’epoca frate Gian Matteo Serra l’aveva detto chiaramente in un’intervista al Messaggero di essere preoccupato anche per la basilica: «Siamo abbandonati alle nostre stesse forze. Per una basilica lunga ottanta metri per quaranta, dove siamo in due o tre a vigilare, con una statua di Michelangelo all’interno, come si fa? Prima o poi qualcosa succederà». Ora è toccato al sepolcro del Beato Angelico, pittore che nel 1982 veniva proclamato beato da papa Giovanni Paolo II, e due anni dopo, sempre papa Wojtyła, proclamava patrono universale degli artisti. 

IL RESTAURO
La basilica, di proprietà del Fec il Fondo edifici di culto che rientra sotto l’egida del Viminale, è affidata ai frati Domenicani. Scoperto il danno (i colpi sono stati inferti alla lastra marmorea realizzata da Isaia da Pisa), è scattato subito l’allarme con il coinvolgimento delle autorità competenti. Come conferma il prefetto del Fec Angelo Carbone: «Abbiamo chiesto alla Soprintendenza di fare i sopralluoghi necessari per predisporre l’intervento di restauro. A questo punto, aspettiamo il progetto per intervenire con le nostre risorse finanziarie». Il restauro si sta definendo nei dettagli proprio in queste ore, come spiega Arianna Cajano il funzionario della Soprintendenza statale di Roma, responsabile della basilica di Santa Maria sopra Minerva, dove è già in corso un restyling della facciata: «È stata immediatamente effettuata una prima ispezione per valutare il danno - dice l’architetto - L’atto di per sé è gravissimo, indica la mancanza di rispetto totale per un luogo sacro e per le opere artistiche. Nel dettaglio, più di un danno vero e proprio si tratta di un pesante sfregio: siamo di fronte a scheggiature sul cappuccio e sulla cornice del monumento funebre del Beato Angelico. Nei prossimi giorni sarà fatta una seconda ispezione tecnica per stabilire le modalità del restauro che potrà essere rapido e non lasciare praticamente traccia dell’avvenuto». 

ALLARME SICUREZZA
Ma come è stata danneggiata la lastra? «Secondo noi l’opera è stata colpita con un arnese molto appuntito, tipo una punta d’ombrello, o una chiave grande». La sicurezza diventa un tema quanto mai urgente ora. Il rettore d’accordo con la Soprintendenza guidata da Francesco Prosperetti ha preso alcune precauzioni: «Si è deciso di chiudere l’ingresso posteriore della basilica, che permetteva un accesso meno controllabile - avverte la Cajano - Inoltre intorno al monumento è stato posizionato ora un cordone di dissuasione».
 

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