Russia nella bufera, crolla il rublo

Russia nella bufera, crolla il rublo
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Mercoledì 17 Dicembre 2014, 06:16
LA CRISI
NEW YORK La Russia è sull'orlo del baratro. A poco è servito l'improvviso rialzo di sei punti e mezzo del tasso di sconto del rublo, deciso dalla banca centrale nella notte, e annunciato all'una di mattina. All'apertura della borsa moscovita la valuta ha iniziato una picchiata che nel corso del giorno l'ha portata a sfiorare un cambio di 100 rubli contro l'euro e di 80 contro il dollaro, prima di risalire rispettivamente a quota 85 e 68 per la fine della giornata. Stessa sorte per l'indice della borsa di Mosca, che ieri ha perso il 12,41% di valore, dopo aver toccato il -19%.
La governatrice della banca Centrale Elvira Nabiullina aveva sperato che la manovra correttiva sul rublo servisse a fermare l'emorragia di capitali, e a mantenere fluidità nella circolazione del credito. Il suo istituto ha immesso nel corso delle ultime settimane 3.100 miliardi di rubli nell'economia nazionale attraverso titoli a sette giorni. Ma nel frattempo la richiesta di conversione con valute estere è cresciuta del 300%. Nabiullina e il ministro dell'Economia Alexei Ulyukayev hanno entrambi ripetuto che non intendono ricorrere ad alcuna limitazione sui capitali, ma gli analisti internazionali dubitano che a questo passo il governo riuscirà a mantenere la promessa. La Russia è l'unico dei paesi ad economia emergente ad aver liberalizzato nel 2006 il mercato dei cambi. La misura era espressione della volontà del Paese di posizionarsi tra le maggiori potenze del mondo, e un eventuale ripensamento equivarrebbe oggi ad un segno di resa.
Il Paese si trova in un momento delicatissimo. Una simile impennata dei tassi di sconto non si vedeva dalla crisi del 1998, anche allora sotto la guida del presidente Putin, che portò poi al default del debito sovrano e alla svalutazione della valuta. Al tempo i problemi del paese erano il calo della produttività nell'economia posteriore al crollo del muro di Berlino, e un supporto artificioso del cambio del rublo. Oggi il demone è uno solo: il petrolio, il cui prezzo è affossato dalla politica deflattiva dell'Opec, sta mettendo in ginocchio la Russia.
Il prezzo di un barile di greggio nelle trattative londinesi era sceso ieri del 3% appena sopra i 54 dollari, quando borsa e rublo hanno toccato i punti più bassi. L'economia russa che dipende per metà dalle risorse energetiche del Paese è tarata su un valore del petrolio di 100 dollari a barile, e il divario tra le due cifre è un indice accurato della crisi in corso. Insieme alla Russia ieri hanno tremato molte borse europee preoccupate dall'andamento, a cominciare dall'Italia, le cui banche hanno investimenti di 27 miliardi in Russia, e le cui aziende agricole secondo la Coldiretti hanno sofferto nell'ultimo trimestre una perdita di 300 milioni di euro per via del boicottaggio deciso da Putin contro i fornitori comunitari.
ANNUNCIO DELLA CASA BIANCA
Il primo cenno di ripresa delle trattative sul greggio ieri pomeriggio ha significativamente coinciso con un rimbalzo del rublo e della borsa di Mosca, seguito poi da quello delle piazze finanziarie europee. L'unico mercato a non risentire della volubilità è quello americano, dove i locali produttori vantano ancora un margine di profitto, per quanto esiguo, sul prezzo corrente del petrolio, e dove il governo è riuscito a colmare le riserve grazie al recente boom del gas scisto. La congiuntura permette quindi agli americani di attaccare Vladimir Putin, e vendicarsi dell'insolenza che il leader russo ha mostrato quest'anno quando ha messo le mani sulla Crimea e ha avanzato pretese sull'Ucraina. Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnestha annunciato ieri un nuovo giro di vite nelle sanzioni economiche contro Mosca, che il presidente Obama potrebbe firmare il prossimo fine settimana, affiancandole ad un pacchetto di aiuti finanziari per il governo di Kiev. Il segretario di Stato John Kerry ha fatto eco all'annuncio da Londra.
«Le sanzioni - ha detto il cancelliere americano - sono solo una parte dei problemi economici che assediano la Russia. Ma Putin ha la facoltà di liberarsi almeno di questa minaccia in tempo reale. Una settimana, pochi giorni: dipende tutto dalle decisioni che prenderà in campo internazionale». Come a voler rincarare la dose punitiva, la Apple ieri ha deciso di sospendere le vendite dei suoi prodotti in Russia per eccesso di volubilità della valuta.
Flavio Pompetti
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