Gerda Weissmann Klein, morta a 97 anni sopravvissuta alla Shoah che sposò uno dei suoi liberatori

Gerda Weissmann Klein, morta a 97 anni sopravvissuta alla Shoah che sposò uno dei suoi liberatori
di Francesca Nunberg
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Sabato 9 Aprile 2022, 16:52

Quando Gerda Weissmann Klein venne liberata dal lager dai soldati americani nel maggio 1945, un giorno prima del suo ventunesimo compleanno, pesava poco più di 30 chili, non si lavava da tre anni e i capelli le erano diventati grigi. I suoi genitori e il fratello erano tra i 6 milioni di ebrei assassinati nell’Olocausto, la sua migliore amica le era morta tra le braccia pochi giorni prima, durante una “marcia della morte” di oltre 500 chilometri (delle 4.000 donne che iniziarono la marcia, meno di 120 sopravvissero). Il regime nazista si era preso di lei “tutto tranne la vita”, come la signora Klein disse più tardi nel titolo di un libro di memorie del 1957. Gerda Weissmann Klein, sopravvissuta alla Shoah e attivista, è morta a 97 anni nella sua casa di Scottsdale in Arizona. È stata il soggetto di un documentario premiato con l’Oscar e la sua foto più celebre è quella con l’ex presidente Usa Barak Obama che le mette al collo la medaglia presidenziale della libertà.

La storia

Durante l’occupazione nazista della Polonia, Gerda e la sua famiglia furono deportati dal ghetto ebraico di Bielsko. I suoi genitori furono mandati ad Auschwitz e lei nel campo di Gross-Rosen per i lavori forzati, dove riuscì a sopravvivere fino alla liberazione. Nonostante la sua vita funestata dalla Shoah, Gerda Weissmann ha continuato a diffondere un messaggio di speranza e di tolleranza, e dopo la guerra sposò uno dei suoi liberatori, Kurt Klein, un ebreo tedesco emigrato negli Stati Uniti da adolescente e tornato in Europa come ufficiale dell’intelligence dell’esercito. Con lui ha tenuto conferenze al pubblico di tutto il mondo.

In collaborazione con la HBO e l’U.S. Holocaust Memorial Museum, la signora Klein ha trasformato le sue memorie in un film, “One Survivor Remembers”, uscito nel 1995, che ha vinto l’Academy Award per il miglior documentario breve. Durante la cerimonia degli Oscar pronunciò uno dei discorsi di accettazione più emozionanti, ricordando come durante la prigionia, «vincere significava una crosta di pane e vivere un altro giorno.

Dal giorno benedetto della mia liberazione mi sono posta la domanda: perché sono qui? Nella mia mente rivivo quegli anni e quei giorni e penso a coloro che non hanno vissuto per vedere la magia di una noiosa serata in casa. A loro nome desidero ringraziarvi per aver onorato la loro memoria, e quando tornerete nelle vostre case stasera pensate che chi conosce la gioia della libertà è un vincitore».

I racconti

Spesso Gerda raccontava la storia del suo incontro con il marito: mentre le forze alleate si avvicinavano ai campi di concentramento, i nazisti cercavano di portare via i prigionieri e di nascondere le tracce dei massacri. Così chiusero la ragazza e altri sopravvissuti ebrei in un fienile, piantando una bomba a tempo all’esterno. Un temporale però scollegò il cablaggio della bomba, e le forze americane trovarono il fienile e aprirono la porta. Gerda disse al primo soccorritore che vide che era ebrea. Lui rispose che lo era anche lui. Poi le tenne la porta aperta. I due si sposarono a Parigi nel 1946, e la coppia si trasferì negli Stati Uniti. Lei divenne un’autrice di bestseller, scrisse dieci libri, compresa la sua autobiografia del 1957, “All But My Life”, che è spesso usata come testo per conoscere l’Olocausto, e “The Hours After: Letters of Love and Longing in War’s Aftermath”, una cronaca della corrispondenza tra lei e suo marito negli anni tra la liberazione e il loro matrimonio.

Kurt Klein è morto nel 2002. Nel 2008, Gerda Weissmann Klein ha fondato con sua nipote, Alysa Ullman Cooper, la no-profit Citizenship Counts, che insegna agli studenti di tutto il paese i diritti e le responsabilità civili. Per questo e per altre attività umanitarie, il 15 febbraio 2011 Obama le ha consegnato la medaglia presidenziale della libertà, il più alto riconoscimento civile degli Stati Uniti.

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