«L'articolo 18 falso problema veri nodi fisco e burocrazia»

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Mercoledì 10 Settembre 2014, 05:46
ROMA «Sono ipermeravigliato che in una situazione di crisi globale in Italia ci si concentri sull'articolo 18». In realtà più che meravigliato, Mario Moretti Polegato, patron della Geox, è infastidito. Il dibattito sempre più acceso sulle modifiche allo Statuto dei lavoratori, che rischia di spaccare la maggioranza e di arroventare le piazze, gli sembra «solo un modo per fare confusione e sviare l'attenzione dai problemi veri del Paese».
Il suo gruppo produce e vende scarpe in tutto il mondo. Come è riuscito a navigare nel mare mosso della crisi economica?
«Anche noi abbiamo dovuto superare dei problemi. Avevamo molti negozi nel sud Europa dove la crisi, come è noto, ha colpito in maniera particolarmente forte. Abbiamo reagito aprendo altri negozi nei mercati emergenti. E ora continuiamo a crescere. Il gruppo dà lavoro a 3.500 dipendenti diretti. Un migliaio sono in Italia. Ma non ci siamo limitati ad esportare. Abbiamo investito in ricerca, adattato i nostri prodotti alle esigenze locali. Prendiamo la Cina dove abbiamo circa 400 negozi: abbiamo studiato e poi realizzato scarpe di forme diverse rispetto a quelle che produciamo per i mercati europei».
Molti imprenditori lamentano problemi di competitività e tra le cause principali indicano l'eccessiva rigidità del mercato del lavoro soprattutto sulla flessibilità in uscita. Lei ha mai avuto problemi di questo tipo?
«No. E questo dibattito mi lascia davvero stupefatto. Non è modificando l'art.18 che si rilancia l'economia italiana e si combatte la disoccupazione. Così si fa solo confusione. Sono ben altri i problemi».
Quali?
«Il sistema di operare e lavorare in questi anni è totalmente cambiato. Se i nostri imprenditori non si adegueranno continueranno a chiudere. Serve un'alta specializzazione e saper lavorare in team. È più importante qualificare il personale che concentrarsi sui licenziamenti. Si parla del modello tedesco: in Germania il costo del lavoro è superiore al nostro, eppure la Germania riesce ad avere vantaggi sui suoi prodotti per l'organizzazione della tecnologia. L'Italia è la repubblica delle idee e della creatività, ma a livello di organizzazione imprenditoriale siamo rimasti alla mentalità degli artigiani. Siamo agli ultimi posi in Europa per i brevetti. Bisogna cambiare il modello di impresa italiana».
È il nanismo delle nostre imprese la causa principale della scarsa competitività?
«Non solo. C'è la burocrazia soffocante, ci sono i problemi con il sistema del credito alle imprese, c'e una scuola lontana dalle esigenze del mondo produttivo, non c'è un valido supporto pubblico alla ricerca e all'innovazione, manca un sistema di riqualificazione e di collocamento efficace. E c'è un sistema fiscale opprimente. Sono questi i problemi del sistema italiano, non l'articolo 18».
Giusy Franzese
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