I numeri sono significativi. Il 90% dei condomini del centro rasi al suolo. Così come il 60% delle case private nei sobborghi. Un totale di oltre 2500 edifici che hanno reso Mariupol una città fantasma dopo i tre mesi di assedio russo tra febbraio e maggio 2022. Un quadro reso ancora più desolante dal conseguente spopolamento della città che prima delle guerra contava 430 mila abitanti: 25 mila di loro sono caduti duranti gli scontri, altre decine di magliaia sono fuggiti o sono stati espulsi dagli occupanti russi. Ma è proprio dalla ricostruzione che passa la “russificazione” della città.
Sin da subito, non appena conquistata Mariupol, Mosca ha iniziato a progettare il nuovo volto dell'agglomerato urbano: in poche settimane, al luglio 2022, l'Istituto unificato per la pianificazione territoriale della Federazione russa aveva firmato atti di progettazione per la ricostruzione di 8.750.000 metri quadrati di abitazioni entro il 2035. E subito sono sbarcati oltre 20 mila lavoratori edili arrivati dalla Russia e dai Paesi dell'ex area sovietica che hanno inizialmente ripulito la città dalle macerie per creare le condizioni per l'apertura dei nuovi cantieri.
Il boom di richieste
E se gli ucraini non vedono di buon occhio questa ricostruzione - «E' un modo per coprire i crimini commessi» il pensiero comune di alcuni di loro intervistati da Sky News – i russi vedono invece in questa nuova Mariupol un'opportunità: quella di andare a vivere in una casa “vista mare”, in un'area meno inquinata rispetto alle grandi città russe. E così su “VKontakte”, la versione russa di Facebook, sono comparsi più di 100 gruppi legati alla compravendita di immobili a Mariupol.
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Molti degli utenti di queste pagine si sono messi in cerca di appartamenti «in qualsiasi condizione», pronti dunque a restaurarli di tasca propria dopo i danni dei bombardamenti. Addirittura, in alcuni di questi gruppi, le richieste di abitazioni sono partite già nel maggio 2022, quando la città era ancora sotto assedio. I cercatori di case arrivano soprattutto da Mosca, San Pietroburgo, Krasnodar, Krasnoyarsk e Nizhny Novgorod e sono accomunati da un pensiero: l'Ucraina - hanno rivelato alcuni di loro al quotidiano “Bumaga” - non sarà mai in grado di recuperare l'area, per cui l'operazione finanziaria non presenta rischi.