Un enorme colosso galleggiante rettangolare è stato ormeggiato al porto dell'isola di Portland, sulla costa meridionale dell'Inghilterra, che si affaccia sul canale della Manica. Si tratta della "Bibby Stockholm": questo il nome dell'enorme chiatta marittima che per i prossimi 18 mesi sarà utilizzata dal governo britannico per "ospitare" fino a 506 richiedenti asilo uomini, tra i 18 e i 56 anni, in attesa che si concluda l'iter della domanda di accoglienza nel Paese.
L'imbarcazione appena noleggiata dal Regno Unito è giunta da Falmouth, in Cornovaglia, dove ha fatto tappa per alcuni lavori di ristrutturazione. Sarà operativa a partire da questo mese di luglio. L'hanno voluta fortemente il primo ministro britannico Rishi Sunak e il ministro dell'Interno Suella Braverman - riporta il sito del Ministero delll'Interno britannico - «come misura per mitigare il costo di 6 milioni di sterline al giorno per la sistemazione in albergo dei richiedenti asilo (attualmente sarebbero circa 51mila secondo le fonti governative n.d.r.) e dissuadere i rifugiati dal compiere la pericolosa traversata del canale verso il Regno Unito».
L'utilizzo della chiatta galleggiante fa parte del disegno di legge sull'immigrazione illegale (Illegal Immigration Bill), approvato a Downing Street lo scorso maggio.
The Bibby Stockholm accommodation barge leaving Falmouth this morning after refit work, destined for Portland in Dorset where it will house 500 men who are seeking asylum. Part of government effort to cut hotel bills and stop migrant boats. Thanks Darren Barker for the pictures pic.twitter.com/yEWsgsLSEL
— Dan Johnson (@DanJohnsonNews) July 17, 2023
Dentro la chiatta
Le misure della Bibby Stockholm, "nave d'alloggio" costruita nel lontano 1976, sono impressionanti: 91.62 metri di lunghezza x 27.4 di larghezza, tre piani e 222 camere da letto in totale: significa che almeno 2 o 3 richiedenti asilo dovranno essere stipati in ogni cabina affinché il governo raggiunga l'obiettivo dichiarato di ospitare almeno 500 persone. Il Ministero dell'Interno ha affermato che l'alloggio sarà "di base": sarebbe a dire assistenza sanitaria, servizio di ristorazione e sicurezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a un costo dichiarato di 23mila euro al giorno.
Secondo l'opuscolo informativo diffuso Bibby Line Group Limited, la compagnia proprietaria dell'imbarcazione, dovrebbe disporre di camere con bagno privato, una sala TV e giochi e una palestra. E poi anche spazi comuni, un servizio di lavanderia, di fognatura e di catering per i pasti. Sebbene sarà permesso scendere sulla terra ferma, per i futuri ospiti non è ancora stata prevista l’erogazione di alcun servizio relativo all’accoglienza al di fuori del porto.
La polemica: «No alle prigioni galleggianti»
In precedenza la Bibby Stockholm era già stata utilizzata dai governi di Germania e Paesi Bassi per trattenere i richiedenti asilo. In particolare, durante il periodo "olandese", almeno un migrante è morto ed sono stati denunciati casi di violenze, abusi e scarsa igiene a bordo della struttura: lo riporta un'indagine di Corporate Watch sulla Bibby Line.
Nonostante le foto e rassicurazioni dettagliate fornite da Bibby Marine sulla chiatta così ristrutturata, l'arrivo della Bibby Stockholm a Dorset è stato accolto con un atto di contestazione da parte di una folla di manifestanti per i diritti umani, al grido "No alla prigione galleggiante", come recita lo slogan di una campagna di protesta lanciata dall'l'ong "Reclaim the Sea": i suoi portavoce hanno redatto una lettera aperta a Suella Braverman, Segretaria di Stato per gli Affari Interni, domandando l’abbandono del progetto. La lettera è stata firmata da 706 individui e 91 organizzazioni e collettivi, tra cui Medici Senza Frontiere UK e Sea-Watch.
REMINDER - Sunday 21st May, Pendennis Rise, Falmouth, 3pm
Resist Border Violence // No Floating Prisons // United Against the Bibby Stockholm
On 3pm this Sunday, people will gather in protest in the space overlooking the Bibby Stockholm, a barge being refitted in Falmouth (1) pic.twitter.com/7MhzMt52iu— Cornwall Resists (@CornwallResists) May 19, 2023
Le ragioni della polemica ruotano soprattutto attorno alla mancanza di spazi sufficienti a bordo. «Abbiamo deciso di chiamare la campagna di protesta "No floating prisons" per il carattere generale di questi luoghi. L’attuale processo di ristrutturazione della chiatta prevede l’aumento dei posti da 220 a 500, il che vorrà dire stipare le persone in pochissimo spazio, violando la loro privacy e il diritto allo spazio personale», spiega il fondatore di Reclaim the Sea, Tigs Louis-Puttick, in un'intervista uscita sul sito della ong "Melting Pot Europa". Secondo una stima del The Independent, lo spazio che ogni persona avrà a disposizione sulla Bibby Stockholm sarà di appena 15 metri quadri. Ovvero "la misura di un posto auto".
«Inoltre - continua lo stesso attivista - Portland è un porto chiuso, recintato, non si può entrare ed uscire liberamente. Le autorità potrebbero arbitrariamente decidere di negare il permesso a lasciare il porto e, siccome è un porto privato, non abbiamo controllo sulle decisioni delle autorità, né possiamo essere certi che daranno informazioni».
No Floating Prisons. Solidarity with migrants and asylum seekers. #RefugeesWelcome pic.twitter.com/HRhfwKWbDi
— Amnesty Truro (@AmnestyTruro) May 22, 2023
Poi c'è la questione del continuo stazionamento in acqua: «Per molte persone richiedenti asilo che arrivano nel Regno Unito, il mare rappresenta un luogo di trauma - si legge nella lettera aperta rivolta a Braverman - ospitare i migranti su quella chiatta, che riteniamo essere uguale a una prigione galleggiante, è una cosa moralmente inaccettabile e che comporta il rischio di traumatizzare ancora di più un gruppo di persone già vulnerabile».