Omer e Omar, il dramma dei piccoli di Gaza morti sotto le bombe. Per i social erano solo «bambolotti»

Una giornalista della Bbc ha ricostruito la sua storia. E sì, Omar era un bambino vero, stava giocando in cortile con il fratello maggiore Majid, quando un bombardamento ha colpito la casa del vicino e il muro crollato lo ha travolto e ucciso

Omer e Omar, il dramma dei piccoli di Gaza morti sotto le bombe. Per i social erano solo «bambolotti»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 27 Ottobre 2023, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 13:08

Omar Bilal al-Banna era un bimbo palestinese di 4 anni che abitava con i genitori a Gaza. L'11 ottobre il suo corpicino senza vita, tenuto in braccio di un soccorritore, è divenuto una foto che ha fatto il giro sui social e ha subito una seconda violenza: in rete in molti hanno scritto che non era vero, che era solo propaganda di Hamas, che era una bambolotto. Una giornalista della Bbc ha ricostruito la sua storia. E sì, Omar era un bambino vero, stava giocando in cortile con il fratello maggiore Majid, quando un bombardamento ha colpito la casa del vicino e il muro crollato lo ha travolto e ucciso. I bambini sono bambini e a pochi chilometri, oltre la recinzione, quattro giorni prima i terroristi di Hamas avevano ucciso senza pietà un coetaneo, ebreo, Omer. Anche in quel caso, in un terribile gioco di specchi, un'altra propaganda, quella araba, aveva detto che non era vero nulla, che il piccolo era un attore. No, anche Omer era morto sul serio, purtroppo. Dentro la Striscia di Gaza oggi ci sono bambini palestinesi che non dormono più, soffrono di crisi di panico, convulsioni, bagnano il letto, dopo 20 giorni di esplosioni. C'è chi ha fatto una brutale constatazione: un quindicenne cresciuto a Gaza ha già trascorso cinque periodi della sua vita sotto le bombe, tra il 2008 e il 2009, nel 2012, nel 2014, nel 2021, e oggi. Chi non morirà, crescerà con i segni psicologici e fisici della sofferenza, ma anche con l'odio che alimenterà altro odio.

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Nei 360 chilometri quadrati della Striscia di Gaza, stretti tra le recinzioni e il mare, in queste ore convivono due tipi di bambini che stanno soffrendo e che forse non si incontreranno mai.

Quelli israeliani, rapiti e usati come ostaggi da Hamas, e quelli palestinesi, in fondo ostaggi anche loro dei terroristi e della reazione dell'esercito israeliano. I numeri sono sempre influenzati dalla macchina della propaganda e la fonte è Hamas, ma risulta che degli oltre 7mila morti dall'inizio della guerra, 3mila sono bambini. Adele Khodr, direttore regionale dell'Unicef: «La situazione della Striscia è una macchia sulla nostra coscienza collettiva. Il tasso di morti e feriti tra i bambini è sconcertante». Ogni quindici minuti a Gaza muore un bambino. I bambini subiscono anche il peso della fuga, se la famiglia decide di lasciare il Nord della Striscia, lo spettro delle malattie, perché senza carburante e corrente non funzionano i pozzi e i desalinatori e si deve bere acqua non potabile. Negli ospedali ci sono piccoli in terapia intensiva neonatale con il rischio che presto le incubatrici smettano di funzionare. Secondo un'agenzia dell'Onu nella Striscia di Gaza ci sono 50mila donne incinte che non possono ricevere assistenza medica.

ABBRACCIARE LA MAMMA

Mahmud ha 9 anni, è in ospedale, su una sedia a rotelle, e racconta di fronte a una telecamera: «Stavo giocando in giardino, è arrivato un missile, sono stati colpiti mia madre, mio padre, mio fratello, mio nonno e mio fratello. Ho perso i sensi, mi sono risvegliato in ospedale dove mi ha portato mio zio». Louijan, 12 anni, in una testimonianza rilanciata dalla Cnn: «Vivo nell'ansia, nella paura, nel panico, quando ci sono i bombardamenti abbraccio mia mamma». Julia, 7 anni: «Noi stiamo sotto le scale, per proteggerci. Quando sarò grande voglio fare il medico così posso curare i feriti».

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