Invasione di Gaza, Tricarico: «Solo l’intelligence può evitare carneficina. Interverranno Jihad e Hezbollah»

Il generale: lasciare la parola quasi solo alle forze terrestri comporterebbe rischi certi di allargamento del conflitto

Invasione di Gaza, Tricarico: «Solo l’intelligence può evitare carneficina. Interveranno Jihad e Hezbollah»
di Marco Ventura
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 10:52

«In qualunque conflitto asimmetrico, come quello tra bande di Hamas ed esercito regolare israeliano, tutto comincia con l’aviazione che batte tutti gli obiettivi conosciuti e poi si concentra su quelli di opportunità, questa è la fase in cui ci troviamo». Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della fondazione Icsa, definisce «molto intenso il lavoro dell’Aeronautica israeliana, rispetto a soggetti come Hamas che hanno una certa evanescenza di bande».

Adesso partirà l’attacco di terra?

«Tutti si aspettano che la parola passi ai carri armati e alle forze speciali.

Io spero di no. L’aeronautica continuerà il suo lavoro, specie coi droni, ma lasciare la parola quasi solo alle forze terrestri comporterebbe rischi certi di allargamento del conflitto. È una svolta che tutti temono. Netanyahu l’ha annunciata, pur senza declinare tempi e modi. Se intendono usare le forze di terra come una rete a strascico in cui si tira via tutto, rovinando un ecosistema umano, e se arriveranno a nord alla città di Gaza, al cuore della Striscia, i primi a intervenire saranno gli altri triumviri: oltre a Hamas, la Jihad islamica e Hezbollah, con tagliagole e militanti».

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Che cosa dovrebbe fare allora Israele?

«Israele ha diritto di difendersi, ma è un’ipocrisia pretendere che lo faccia rispettando le regole, i diritti umani. Tutti sanno che è impossibile. Molti innocenti perderanno la vita, questo va detto chiaramente per non doversi scandalizzare dopo».

L’alternativa quale sarebbe?

«Per quanto improbabile, Israele potrebbe servire la vendetta, o giustizia, come un piatto freddo, non alla cieca, adottando una strategia protratta nel tempo e avendo ogni cautela per la vita dei palestinesi non combattenti. Dovrebbe selezionare i bersagli, epurando i vertici di Hamas come già sta facendo. Gli israeliani hanno gli strumenti tecnologici, la professionalità e la conoscenza dell’area come a casa propria, anche superiore a quella di Hamas. Possono contare su una rete di informatori formidabile, frotte di palestinesi pronti a divenire delatori, e sull’intelligence, propria e degli alleati. Il percorso di giustizia dovrebbe essere concepito e articolato su interventi militari in cui la salvaguardia dei civili sia la priorità, in modo che le vittime siano solo effetto di errori, non di attacchi deliberati».

Hamas dice che 50 ostaggi sono già morti nei raid israeliani, e poi c’è il problema dei tunnel…

«Non c’è da fidarsi dei numeri che dà Hamas, lo abbiamo visto coi 500 morti dell’ospedale, un numero surreale. Israele si è attrezzato con bombe idonee a colpire in profondità, a 50-60 metri, qualcuno dice perfino a 100. La difficoltà dipende dal fatto che le imboccature dei tunnel sono collocate in corrispondenza degli ospedali. Vi saranno stragi in superficie. Quanto agli ostaggi, non sono concentrati ma sparpagliati tra diverse bande. Con la giusta intelligence, si può forse evitare che in troppi perdano la vita».
 

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