Iraq, Abdul Latif Rashid: «C’è una sola soluzione, applicare le Risoluzioni Onu. Il terrorismo non porta a nulla»

"Abbiamo vissuto sulla nostra pelle la guerra e il terrorismo"

Iraq, Abdul Latif Rashid: «C’è una sola soluzione, due Stati per i due popoli»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 19 Ottobre 2023, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 11:26

«Il conflitto si risolve tornando alle risoluzioni dell’Onu, alle trattative». Il Presidente dell’Iraq Abdul Latif Rashid ieri, nella sua breve visita in Italia, in cui ha avuto un colloquio con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha analizzato anche la situazione esplosiva in Medio Oriente. A suo parere una road map per la pace è praticabile e possibille.

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Lei pensa che quello che è accaduto a Gaza possa far precipitare la situazione in tutta la regione?
«In passato il popolo iracheno ha sofferto immensamente per l’embargo, per i conflitti, per il terrorismo, per la guerra, per le invasioni e l’occupazione.

Tutto questo lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Il nostro Paese è tra quelli che maggiormente hanno patito e, quindi, sappiamo quanto i conflitti non portino a nulla. Al contrario, e lo dico con forza, dovremmo tutti concentrarci a trovare soluzioni ai problemi che ci sono attraverso le trattative e i colloqui. Per quanto riguarda la questione di Gaza noi, come iracheni, condanniamo il terrorismo e appoggiamo i diritti del popolo palestinese. Crediamo che la causa israelo-palestinese si possa risolvere solo attraverso l’applicazione delle risoluzioni dell’Onu. Il terrorismo va sempre condannato in tutte le sue forme, sopratutto quando prende di mira i civili. Donne, bambini, anziani, gente inerme. Per questo dobbiamo tentare in tutti i modi di fermare i bombardamenti e rispettare i civili a Gaza. Il conflitto, non mi stancherò mai di ripeterlo, si risolve tornando alle risoluzioni dell’Onu e alla loro applicazione». 

In questo momento si sta lavorando dal punto diplomatico per arrivare a una de-escalation del conflitto?

«Si ovviamente. Serve innanzitutto per conservare la vita dei civili». 

Se l'esercito israeliano dovesse entrare a Gaza quanto peggiorerebbe la situazione generale? 

«Temo di si ma spero si possa fermare il combattimento. Tutto appare molto difficile in queste condizioni, ma occorre cercare il modo, non arrendersi. Bisogna tutelare la vita dei civili. L'obiettivo è arrivare a una pace». 

Dopo l'attentato di Bruxelles ci potrebbe essere un aumento del terrorismo in Europa?

«Speriamo davvero di no. Il terrorismo è un male e fa male a tutti. Ed è dovere della comunità internazionale e del Medio Oriente arginarlo in ogni sua forma. Il pericolo è insito in ogni Paese ed è per questo che si deve cooperare: la cooperazione deve estendersi in tutti i campi, in modo da impedire che i terroristi possano approfittarsi di spazi che consentono loro di sfruttare la libertà e la democrazia». 

C'è chi parla del rischio di un scontro tra civiltà....

«Questo dipende dalla definizione di civiltà e dalla definizione di conflitto. Quale tipo di scontro? Mi auguro di no. Personalmente propendo più per la competizione tra le civiltà e tra tutte le nazionalità, in tutti i paesi, una competizione leale per il progresso dell'umanità. Costituisce un arricchimento. Io sono contrario agli scontri». 

Con il Vaticano che rapporti ci sono dopo l'incidente con il cardinale Patriarca Sako che per protesta ha lasciato Baghdad per rifugiarsi in Kurdistan accusando lo Stato iracheno di non proteggere i cristiani e avere ritirato un decreto che garantiva tutele alla comunità? 

«Il Patriarca Sako lo conosco da lungo tempo e nutro grande rispetto nei suoi confronti. Non ho fatto nulla contro di lui e quando ho dovuto ritirare il decreto in questione l'ho dovuto fare poiché si trattava di un atto normativo incostituzionale. Essendo io il primo garante della Carta, ero obbligato a muovermi in quella direzione. Il cardinale Sako sa bene queste cose così come sa bene che a Natale o in altri momenti io e mia moglie siamo sempre andati a rendere omaggio alla comunità cristiana che è parte integrante dello Stato. Voglio pero aggiungere una cosa». 

Prego...

«Noi siamo disposti a risolvere la questione in qualsiasi modo legale possibile ma senza violare la costituzione dal punto di vista formale. Daremo tutto l'aiuto e l'assistenza possibile. Qualsiasi tipo di supporto legale lo forniremo». 

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