Come vedono gli ucraini il futuro dell’Ucraina? «Totalmente liberata e ricostituita nei confini del 1991, l’anno dell’indipendenza, compresa la Crimea». E Zelensky? «Presidente di guerra ma anche del dopoguerra, saldamente in sella ai consensi del suo popolo». E la Nato? «Necessaria l’adesione, per l’ombrello di sicurezza che offre». La ricostruzione? «La devono guidare i cittadini attraverso i sindaci, ma a pagare devono essere i russi tramite beni confiscati e pagamenti diretti». Kiev vincerà? «Certo!». Stephen Nix, direttore Eurasia dell’International Republican Institute, il think tank di Reagan e poi di McCain, è reduce da Kiev, dove ha illustrato a governo e Parlamento ucraini i numeri del terzo sondaggio condotto dall’inizio della guerra. Di passaggio a Roma, è Nix lo spin doctor americano del presidente ucraino. «Zelensky - dice - continua ad avere il 91 per cento di consensi, mai visto un numero così alto in vent’anni di sondaggi politici. Impressionante anche il balzo in avanti dei Sì all’ingresso nella Nato, dal 59% di aprile 2022 all’82 di febbraio 2023. L’impennata si registra proprio nell’Est, nei punti di contatto della guerra».
Lei ha vissuto in Ucraina per tre anni, qual è oggi il sentimento che si respira a Kiev?
«Ottimismo, positività.
Gli ucraini si aspettano ancora più armi dall’Occidente?
«Sì, è naturale. Ma il sistema della difesa aerea è stato fornito. Ora il tema caldo è quello degli F-16. Al ritorno informerò il Congresso, dove ho già riscontrato un fortissimo appoggio bipartisan all’Ucraina. Sono convinto che gli Usa continueranno ad aiutarla. C’è soltanto una ristretta cerchia di parlamentari, tanto piccola quanto rumorosa, che passa il tempo alla Tv o a farsi intervistare dai giornali, seminando dubbi su quanto si sta facendo. Credo che in autunno gli Usa annunceranno un altro massiccio pacchetto di aiuti».
Quale sarà l’End Game, la fine del gioco, secondo gli ucraini?
«Il 74% crede che si tornerà ai confini del ’91, mentre l’8% dà per perduta la Crimea. Queste sono le aspettative popolari. Per questo, credo che nessun governo possa forzare Kiev a entrare in un negoziato che il popolo non accetterebbe. Zelensky non può non tenerne conto. È per la loro terra, la loro famiglia, la loro libertà che stanno combattendo. Hanno sopportato omicidi, torture, stupri, morti sul campo…».
Chi dovrebbe pagare per la ricostruzione, secondo gli ucraini?
«Non gli americani e neanche gli europei. Gli ucraini si aspettano che a pagare sia la Russia, attraverso i suoi asset all’estero o risarcimenti diretti. In America abbiamo circa 30 miliardi di dollari di beni russi, voi in Europa anche di più. Basti pensare alla Germania e al Regno Unito».
È relativamente facile congelare gli asset, non altrettanto confiscarli…
«Si sta lavorando da mesi su questo, dal punto di vista legale. Alla fine, un modo lo troveremo…».
Chi dovrebbe decidere cosa ricostruire?
«Secondo il sondaggio, le comunità locali e gli eletti delle amministrazioni locali. Sono loro a dover dire per esempio quali ponti ricostruire per primi, in consultazione col governo nazionale».
Da quali Paesi si sentono maggiormente appoggiati gli ucraini?
«Polonia e Stati Uniti sono a pari merito in testa alla classifica. Segue il Regno Unito. Poi la Germania, la Lituania e l’Unione Europea».