Un sibilo. Una fiammata gigantesca. Un boato. Poi alcune pareti di cemento che tremano sotto l'impatto dell'onda d'urto. Sono le 18 quando Israele colpisce il perimetro del valico di Rafah, fra Gaza e l'Egitto. A breve distanza, sul versante egiziano, sono ancora parcheggiati centinaia di camion con aiuti umanitari dall'Egitto, dalla Turchia e dal Qatar destinati alla popolazione della Striscia. Ci sono medicinali, acqua potabile, materassi e coperte per le molte migliaia di sfollati che da giorni dormono all'addiaccio, adesso anche sotto la pioggia. E tra quei tir ci sono anche le autocisterne con il carburante, essenziale per gli ospedali dove è iniziato il conto alla rovescia delle ultime ore di autonomia: il combustibile per i generatori è sufficiente ancora per poche ore lancia l'allarme l'ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, mentre Msf parla di una situazione sanitaria «al collasso», con molti medici fuggiti via con le loro famiglie.
Il dramma dell'ospedale a Gaza
I medici di Gaza si rifiutano di lasciare i bambini gravemente malati.
L'appello
Il dottor Mohammed Ghneim, medico di medicina d'urgenza dell'ospedale, ha detto alle telecamere di Sky News: «Il carburante finirà nei prossimi giorni, quindi non c'è elettricità né pompe di ossigeno. Questo influenzerà il ricovero dei pazienti. Abbiamo molti civili che sono venuti in ospedale per trovare un posto sicuro: abbiamo più di 2.500 persone qui. Poi l'appello: «Per favore, se siete esseri umani, questo è un appello urgente - fermatevi, salvate Gaza. Non abbiamo forniture mediche, non abbiamo gas, né farmaci, non abbiamo nulla. Per favore, fermate questa crisi umanitaria».