Pagamento in rubli o stop alle forniture: Vladimir Putin torna a dettare le regole sull’acquisto del gas, ma l’Europa non ci sta e ribadisce che si tratta di un ricatto. Appena poche ore dopo la parziale battuta d’arresto del portavoce del Cremlino, che aveva parlato di ritardi tecnici per la messa a punto della tecnologia necessaria, Mosca è tornata a premere sull’acceleratore, con Putin che ieri ha firmato il decreto presidenziale in vigore da oggi con cui intima ai Paesi “ostili” - quelli, cioè, che hanno adottato le sanzioni contro la Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina - di aprire un conto denominato in rubli presso le banche russe così da saldare il conto nella valuta nazionale. E, in «caso di mancato saldo in rubli, i flussi di gas saranno interrotti», ha minacciato Putin in un messaggio tv che ha spinto le quotazioni del gas a 127 euro a megawattora. Un tema al centro ieri anche della telefonata in serata tra Draghi e il cancelliere tedesco Scholz dalla quale è emersa la volontà di mantenere «un approccio Ue unitario» e un «impianto sanzionatorio» che «si sta dimostrando efficace». L’obiettivo condiviso è quello di dare una risposta unitaria allo strappo di Mosca, nessuna fuga in avanti.
La lettura
L’Europa è a caccia in queste ore di «un’interpretazione comune» del decreto. Ma intanto, i pagamenti potranno essere ancora regolati anche in euro e dollari - come ha ricordato a sera anche palazzo Chigi -, visto che sarà Gazprombank, la banca del monopolista di Stato dell’energia, a occuparsi del cambio di valuta, una formula che dovrà essere chiarita nei prossimi giorni. È il meccanismo a tratti contorto che Putin aveva illustrato al telefono due giorni fa al premier italiano Mario Draghi e al cancelliere Scholz, per continuare nel tentativo di rivitalizzare la moneta russa dopo il tonfo dovuto al primo round di restrizioni. «La Commissione europea sta studiando le misure e i vari aspetti interpretativi», hanno spiegato fonti della presidenza del Consiglio, ricordando che «l’Italia applicherà le linee concordate a livello europeo».
Cosa cambia
Mentre l’amministrazione Biden sblocca un milione di barili di petrolio al giorno per sei mesi dalle riserve strategiche Usa di fronte alle resistenze dell’Opec+ all’aumento della produzione, «gli alleati», ha annunciato il presidente, «potrebbero rilasciare da 30 a 50 milioni di barili». Poi l’attacco alle big americane: «A qualcuno piace l’aumento dei prezzi». Ma gli Usa hanno anche annunciato un nuovo round di sanzioni che colpiscono i settori aerospaziale, della marina e dell’elettronica: tra le 21 entità hi-tech colpite c’è anche la quotata Mikron, uno dei più grandi produttori di microchip. Nelle stesse ore è arrivata l’ultima delle ritorsioni russe contro l’Ue: è scattato il divieto di ingresso nel territorio della Federazione per i «massimi dirigenti Ue che promuovono politiche anti-russe».
Cosa cambierà da oggi, nei fatti, per il gas ma anche per altri beni importati come il grano, è tutto da vedere. La mossa ha già rafforzato il rublo: attualmente per un dollaro sono necessari 82 rubli, rispetto al periodo antecedente alla guerra quando la valuta di Mosca era scambiata a 75 sul biglietto verde. Ha anche spinto di nuovo al rialzo i prezzi del gas e galvanizzato la Borsa di Mosca (ieri +7,6%) con il colosso dell’energia Gazprom in rialzo del 12,2%. Ma la curva di Putin rischia anche di far lievitare i pagamenti da accreditare per il gas, nelle intenzioni dello Zar. E non è escluso che uno stop dell’Europa possa far scattare ritorsioni sulle forniture, seppure tecnicamente molto rischiose per Mosca. Finora l’Europa ha già respinto al mittente qualsiasi modalità che modifichi i contratti.
Per Mario Draghi «forzare gli scambi» con una moneta diversa da quella prevista è «indubbio che rafforzi la moneta sui mercati perché viene richiesta di più» ma ciò non toglie che pagare i contratti del gas con Mosca in rubli «non è accettabile perché i contratti prevedono euro o dollari e non è fattibile», ha detto il premier. Poi il riferimento ai colloqui con Putin seguiti al primo ultimatum:«Credo che ci sia stato un processo di riflessione interna alla Russia che ha portato a definire meglio quel che vuol dire pagare in rubli».
A confermare la rotta del monitoraggio attento è il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: «Tutti i paesi europei stanno studiando le implicazioni del decreto anche rispetto ai contratti in vigore». E «la risposta sarà ferma e unitaria». Nel frattempo, però, l’Italia è preparata a ogni evenienza: «Le riserve italiane di gas consentono comunque di mandare avanti le attività del Paese anche in caso di brusche ed improbabili interruzioni delle forniture russe». Dunque anche le società importatrici, a partire da Eni, stanno studiando il dossier.