Nel 1998, con il marito Romano Benet, tarvisiano, Nives Meroi ha iniziato la sua collezione sul Nanga Parbat, 8125 metri, in Pakistan. Poi, una spedizione dopo l’altra, i due hanno salito l’Everest, il K2, il Dhaulagiri, il Makalu. L’impresa si è conclusa da poco sugli 8091 metri dell’Annapurna. Il momento più drammatico è arrivato nel 2012 sul Kangchenjunga, la terza vetta della Terra. Romano si è sentito male a 7200 metri di quota, ha detto a Nives di continuare da sola, e lei ha immediatamente rifiutato. I due sono scesi insieme, al ritorno in Italia a Romano è stata diagnosticata un’aplasia midollare severa.
«È stato in isolamento per mesi, ha avuto bisogno di due trapianti. Ma è guarito, siamo tornati in montagna e siamo riusciti a completare la collezione» racconta l’alpinista. La terza donna della storia a salire le 14 vette più alte della Terra, l'unica italiana. Dopo aver completato con l’Annapurna, in Nepal,(senza ossigeno e climbing sherpa) la “collana” dei suoi quattordici tetti del mondo (era la primavera del 2017) ecco un libro a sua firma su quest’ultimo successo: “Il volo del corvo timido” (Rizzoli). La sua terza opera dopo “Sinai” con Vito Mancuso (Fabbri 2013) e “Non ti farò aspettare” (Rizzoli 2015). «Una scalata d’altri tempi - racconta - fatta di rispetto per la montagna e fiducia negli altri. A dimostrazione che in natura non esiste forza più formidabile dell’alleanza tra persone, della solidarietà e della collaborazione. Un atto di ribellione all’individualismo del nostro tempo».
A fare di Nives un personaggio, oltre alla sua forza in montagna, è la sua capacità di raccontare. Per anni, nelle sue conferenze, oltre che di sesti gradi e bivacchi ha parlato di Saffo e di Flaubert, di letteratura e di condizione femminile. «Oggi - dice - siamo nell’era dell’impazienza: un’epoca convulsa, distratta e frettolosa, dove l’importante è fare presto. Schizzare qua e là in un lampeggiare di fatti ed emozioni senza nemmeno girarsi un attimo a guardarli, infettati dall’ansia di rincorrere un tempo che si contrae come in un vortice e divora se stesso. Mi addolora vedere che la fretta, soprattutto nelle donne, si è impadronita anche del tempo libero...».