Daniela Porro: «Da Raffaello ai segreti dell'Aventino così valorizziamo i tesori della Capitale»

Daniela Porro: «Da Raffaello ai segreti dell'Aventino così valorizziamo i tesori della Capitale»
di Laura Larcan
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Sabato 15 Febbraio 2020, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 08:44

L'archeologia e il contemporaneo, la musica e la danza, la tutela dei monumenti in periferia e i progetti sulle Vie di Raffaello, Daniela Porro, soprintendente di Roma e già direttrice del Museo Nazionale Romano, ama le contaminazioni. Storica dell'arte elegante e risoluta, e anche appassionata sciatrice.
Una lunga carriera da donna a gestire il patrimonio. Le piace che si metta in evidenza questa femminilità?
«In questo momento a Roma i posti chiave della cultura, dalla tutela alla valorizzazione. È il segno della società che cambia e si innova e, d'altronde la cifra della femminilità è accoglienza e cura, ma anche ostinazione, fermezza e pazienza nel raggiungere un risultato».

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È trascorso metà anno dalla sua nomina. Un primo bilancio?
«La Soprintendenza speciale è una macchina complessa, che è passata attraverso diverse riforme. Occorre dialogare costantemente con le altre istituzioni. Armonizzare tutto questo è stato il mio primo obiettivo, che ha già portato a buoni risultati. Mi riferisco a esempio alla mostra sui marmi della collezione Torlonia, di prossima apertura a Palazzo Caffarelli».

Quali sono i progetti per il 2020 che caratterizzeranno la sua Soprintendenza?
«Ci stiamo concentrando su varie iniziative e penso al Foro Boario e alle Terme di Caracalla. L'interesse per l'archeologia è sempre grandissimo, come dimostra il successo che hanno anche luoghi piccoli come la Basilica Sotterranea di Porta Maggiore, dove abbiamo di recente presentato il restauro della navata sinistra, e quest'anno continueremo fino a ultimare il completo recupero di questa straordinaria testimonianza dell'età giulio-claudia».
Un patrimonio vasto, il suo, tra monumenti, palazzi, chiese. C'è qualcosa con cui vorrebbe lasciare un segno?
«Roma è ricchissima di beni culturali, il nostro compito è quello di curarli e valorizzarli, come abbiamo fatto con la Cappella Albertoni di Gian Lorenzo Bernini, un restauro che ha riacceso l'attenzione su San Francesco a Ripa, una chiesa dove, secondo la tradizione, ha soggiornato San Francesco di ritorno dalla Terra Santa. Oggi abbiamo importanti interventi avviati a Sant'Agostino e, con il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno, a Santa Maria sopra Minerva e Santa Maria Maddalena. Ma non trascuriamo le aree fuori dal centro storico: mi piace ricordare la messa in sicurezza dell'Osteria di Centocelle, su cui stiamo lavorando a un progetto di restauro e futura apertura. Senza considerare interventi di emergenza, come a Sant'Andrea delle Fratte dove 20 giorni fa c'è stato un piccolo distacco di intonaco, ma dove è già in corso un cantiere per comprenderne e sanarne le cause e sarà l'occasione per controllare l'intero campanile di Borromini».

Lei, da direttrice del Museo Nazionale Romano, ha puntato molto sulla contaminazione dell'antico e contemporaneo. È una scelta che vorrà portare anche in Soprintendenza?
«La contaminazione tra differenti discipline mi ha sempre affascinato. È un modo per mostrare i fili, evidenti e nascosti, che connettono tutta la cultura, e così comprenderne la sintassi profonda. In una città con una storia millenaria come Roma c'è il rischio di ignorare la contemporaneità che invece merita la nostra attenzione e a cui in estate dedicheremo una iniziativa sorprendente proprio per le connessioni con il passato».

Si parla molto di incentivare un turismo sostenibile a Roma. Su cosa vorrebbe puntare lei per offrire percorsi alternativi?
«Qui vogliamo essere creativi: stiamo progettando dei tragitti che attraversino la città in maniera diversa, anche per decongestionare alcuni luoghi che soffrono del superaffollamento come la Fontana di Trevi e il Pantheon. È in cantiere un percorso su Raffaello da fare a piedi, quindi ecologico, per celebrare questo grandissimo artista del Rinascimento».

Si è parlato molto della signora Debra S. Friedkin, moglie del patron della squadra della Roma, appassionata filantropa di archeologia. Le piacerebbe incontrarla?
«Aspettiamo la signora Friedkin, che è un'archeologa e ha anche lavorato a Roma, ma per la Soprintendenza è sempre importante il rapporto con i privati. Basti pensare all'importante lavoro che stiamo facendo sulle grandi tele di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri con il sostegno di Lavinia Biagiotti e ad altre collaborazioni con la Fondazione Evergete, Bulgari, Fendi, Enpam e anche Bnp Paribas con cui si sta concludendo un progetto davvero interessante sull'Aventino che presenteremo in primavera».

Qual è un luogo che vorrebbe consigliare di vedere almeno una volta nella vita?
«Il Cimitero acattolico degli inglesi, con la tomba di Keats e il suo famoso epitaffio, «Qui giace l'uomo il cui nome fu scritto nell'acqua», le sepolture di Shelley, Gramsci e di recente Jannis Kounellis e Andrea Camilleri».
 

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