Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese: «Le opere di Raffaello riunite per i 500 anni dalla morte»

Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese: «Le opere di Raffaello riunite per i 500 anni dalla morte»
di Laura Larcan
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Sabato 21 Dicembre 2019, 11:01
«La Galleria Borghese è un luogo che suscita il sentimento della bellezza. Un gioco che faccio spesso è quello di mettermi all'ingresso del museo e vedere le espressioni delle persone che vi entrano per la prima volta. Pura stupefazione. Un sentimento che si rinnova per ogni visitatore. È un luogo che non lascia indifferenti, bisogna sempre fare i conti con questa forza. E non serve essere corazzati, è bello andare disarmati, e lasciarsi travolgere dal sentimento del sublime».
Anna Coliva parla della Galleria Borghese con l'enfasi e il trasporto di una poetessa. È dal 2000 che segue le vicissitudini di questo gioiello. Prima da funzionaria responsabile, poi direttrice effettiva, e dal 2015 promossa super-direttore dal ministro Dario Franceschini con la riforma dei musei. E ora è pronta al secondo mandato. Il suo ufficio, incastonato all'ultimo piano è una sorta di belvedere. Lei, si avvicina alla finestra e indica i dettagli di quel panorama romano. I giardini segreti con le scacchiere di aiuole: «Se potessi esprimere un desiderio, vorrei riunire tutto il complesso architettonico barocco della Villa con l'Uccelliera, la Meridiana e l'edificio dove attualmente c'è un asilo, ma la farraginosità delle amministrazioni è dirimente...». Sospira.
Lei ha vissuto in prima linea l'impatto della riforma nel suo museo.
«Per noi direttori di museo la situazione è cambiata radicalmente. Chiunque lavori in una struttura come questa sa quali sono le necessità, come far funzionare il museo in maniera dinamica, come renderlo vivo, e soprattutto punto di riconoscimento identitario di una nazione intera. Con questa precisa finalità ho gestito il museo prima della riforma, finendo anche per essere molto ostacolata. Quindi, chi come me si è trovato a fare il direttore con la rivoluzione copernicana ha colto subito le potenzialità della svolta».
Quali sono gli appuntamenti essenziali del nuovo mandato?
«La Galleria Borghese è un luogo che di per sé deve essere solo curato e accompagnato nella sua esclusività, nel suo essere luogo speciale e unico. A noi spetta il compito di non oscurare mai questa sua meraviglia. Credo, quindi, che si debba intervenire sulle sue grandi debolezze. Quello della Galleria Borghese riguardava soprattutto il sistema di condizionamento e impiantistica. E su questo sono intervenuta come una priorità assoluta. Credo, poi, che la cosa più evidente, che rimarrà dal mio mandato, sarà il rifacimento di tutte le zone di accoglienza: la parte non degna di questo luogo»
Perché non degna?
«C'era troppa differenza tra la mediocrità dei luoghi di servizio e la meraviglia dei piani espositivi. I lavori sono già iniziati, riguarderanno tutto il foyer. Biglietteria, toilette, bookshop e la grande rivoluzione della caffetteria».
Perché parla di rivoluzione per la caffetteria?
«Sarà un luogo da vivere anche dopo la chiusura del museo, con un ristorante aperto sui giardini segreti, ci auguriamo che diventi un luogo di richiamo e riferimento di Villa Borghese».
Tanta tutela e conservazione, rilancio dell'accoglienza. Come sta lavorando sulla collezione?
«Arricchendola in tutti i modi. Attraverso lo studio: stiamo rifacendo tutti i cataloghi del museo, dalla pittura alla scultura. In più, per la prima volta, di tutta la decorazione, che nella Galleria Borghese è una specialità a sé. Abbiamo anche terminato tutta la digitalizzazione delle opere e dei restauri, a partire dalla Deposizione di Raffaello. E poi ci sono i sogni...»
Può svelarceli?
«L'acquisto di una delle pochissime opere di Bernini che esistono in collezioni private, di proprietà dei discendenti del cardinale Antonio Barberini: è il busto in bronzo di Urbano VIII. Con l'aiuto dell'Art Bonus, che permette a tutti di contribuire con donazioni che vengono defiscalizzate, spero di riuscire ad acquistare l'opera, anello mancante della nostra collezione. Manca inspiegabilmente il ritratto di Urbano VIII, che ha avuto un ruolo strategico per la collezione di Scipione Borghese. Il prezzo è alto, ma sono fiduciosa di avere un consenso popolare. La cosa che più mi preme è coinvolgere il pubblico in questa raccolta, fatta anche con contributi minimi. Ora si può fare anche da noi, basta andare sul sito della Galleria Borghese».
Tra gli eventi del 2020 cosa possiamo aspettarci?
«Ad aprile faremo per la prima volta il confronto tra i tre Suonatori di liuto di Caravaggio. L'evento rientra nel progetto del Caravaggio Research Institute per la documentazione di tutta l'opera, promosso con il sostegno economico di Fendi. I Suonatori di liuto sono opere attribuite al pittore, ma nate per diversi committenti».
Il 2020 è l'anno di Raffaello. Come lo celebrate?
«La Galleria Borghese per prima, nel 2017, aveva definito il progetto celebrativo con la ricostruzione di tutta la collezione di opere di Raffaello della famiglia Borghese, una delle maggiori, che poi andò dispersa. Noi ne abbiamo solo tre. Ce ne sono altri otto sicuri all'estero. Poi, si è deciso di progettare la grande mostra alle Scuderie del Quirinale, così noi rinunciamo a fare il nostro evento per permettere a tutti gli illustri prestiti, promessi a noi, di riversarsi al Quirinale. Di contro, avvieremo una ricognizione con sistemi avanzati sulle nostre opere di Raffaello, uno speciale cantiere di studio laboratorio aperto al pubblico».
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