Elezioni Regno Unito, mai così tante donne in Parlamento. Ma nel partito Johnson sono solo il 25 per cento

Elezioni Regno Unito, mai così tante donne in Parlamento. Ma la campagna di Johnson è stata al maschile
di Maria Lombardi
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Venerdì 13 Dicembre 2019, 14:16 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 08:35

Mai così tante donne nel parlamento britannico. Le elezioni segnano un nuovo record nella storia del Regno Unito con 220 deputate, il 34 per cento del totale. Ma l'assemblea continua ad essere dominata per i due terzi ancora da uomini. Il Labour si conferma il partito più al femminile con 104 elette, anche se in calo rispetto al 2017 quando furono 119. Tra i Tory sono invece 86 le deputate, in significativo aumento rispetto alle 67 del 2017: ma solo un quarto del partito conservatore è rappresentato da donne. La percentuale più alta spetta però ai Libdem con il 64% di parlamentari donne (in tutto 7) mentre nello Scottish National Party solo un terzo degli eletti è donna. Bisognerà adesso vedere quale incarico sarà loro assegnato.

Le percentuali cambiano notevolmente anche in base al territorio. L'Inghilterra sud-occidentale dominata dai Tory - riporta The Guardian - ha il più alto numero di parlamentari uomini, all'80%, seguita dall'Irlanda del Nord al 78%, Mentre Londra - dove i laburisti occupavano 49 seggi - ha quasi raggiunto la parità assoluta con una rappresentanza femminile del 49%. Nel nord-est le parlamentari donne sono il 41% .

La campagna elettorale dei conservatori, ha fatto notare la stampa inglese, è stata molto maschile. Boris Johnson, accusato dal Guardian di misoginia, avrebbe tenuto lontane le donne. Matt Hancock e Michael Gove - oltre a Johnson - sono stati i più esposti durante le elezioni. Mentre la conservatrice Liz Truss, dal settembre 2019 ministro per le donne e la parità, è stata praticamente invisibile, al 65esimo posto nella classica delle presenze dei candidati in tv, giornali, siti.

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C’è da dire che praticamente tutte le conservatrici di un certo peso hanno fatto negli ultimi mesi un passo indietro. Molte hanno lasciato il partito o hanno deciso di non candidarsi. L’ex ministro degli Interni Amber Rudd non si è presentata. Nicky Morgan, ministro britannico per la cultura, i media e lo sport, aveva deciso di non partecipare alle elezioni: troppo odio. «Ogni volta che apro la mia posta elettronica c’è un nuovo insulto, una nuova parolaccia», ha raccontato. E con loro tante altre deputate avevano comunicato da tempo che non avrebbero preso parte alla corsa elettorale. Tra le ragioni dell’addio a Westminster, gli insulti e le minacce ricevute sui social. Un passo indietro anche per Anna Soubry, deputata conservatrice, e per Justine Greening, ex segretario di Stato per lo sviluppo internazionale, che si è ritirata dal partito. Heide Allen, ex conservatrice passata con i socialdemocratici, ha spiegato in una lettera ai suoi elettori: «Nessuno dovrebbe essere costretto a sopportare minacce, email aggressive, insulti per strada e sui social». La Brexit e la conseguente divisione che ha provocato nel paese hanno creato un clima d’odio senza precedenti nei confronti dei parlamentari, donne in particolare, e così tante hanno deciso di mollare. La politica di Johnson, d’altra parte, è quella dell’uomo forte. Poco interesse quindi, fa notare Guardian, per chi si occupa delle problematiche di genere.

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