L'incertezza è dilagante tra i 17/18 enni. La più grande preoccupazione è la mancanza di lavoro, che spaventa molto più delle malattie e dei contrasti familiari. L'indagine evidenzia come non emerga in particolare nessun "lavoro dei propri sogni" (tutti i lavori proposti hanno valutazioni basse e pressoché uguali, circa il 20%). Ciò fa intuire quanto ci sia un appiattimento nelle scelte e un livellamento verso il basso. Tra i giovani mancano visioni, ambizioni, aspirazioni e sogni. Le percentuali più o meno si equivalgono. L'imprenditore, l'avvocato, il responsabile commercio estero, prendono le stesse percentuali dell'artista e dello sportivo. Non ci sono preferenze specifiche verso cui orientarsi. E questo è sicuramente un effetto endemico dovuto alla situazione di forte crisi, non solo economica, ma anche di valori. Gran parte del campione (83%) lavorerebbe all'estero: il 28% andrebbe in America, il 14% in Inghilterra, il 9% in Germania, il 7% in Australia. Circa un 20% non sa rispondere a quali sono/saranno i settori dell'economia più trainanti oggi/nel 2030 in provincia di Ancona. Oggi a prendere le percentuali maggiori sono il turismo (17%), l'industria (10%), l'Agricoltura (6%) ed il settore terziario (5%). Nel 2030 rispetto ad oggi crescerà il turismo (24%) ed il settore terziario (10%) mentre diminuirà l'industria (8%). Tra le richieste, i giovani della provincia desiderano un territorio più curato ed accogliente, manifestano sempre più una mancanza di infrastrutture e mezzi di trasporto, di divertimenti ed intrattenimenti, aree Wi-Fi libere e connessioni veloci.
Si alza l'età e il clima non cambia.
Sono stati intervistati anche alcuni laureandi e laureati impegnati in esperienze professionali o universitarie all'estero: nella quasi totalità dei casi hanno dichiarato di non voler più rientrare. Il 60% degli intervistati lo motiva con la scarsa attrattività e la bassa attenzione della nostra provincia alle esigenze dei giovani. Si criticano soprattutto le barriere economiche che risultano essere quelle più invasive. Dopo l'università, insomma, è meglio espatriare. Tra chi svolge stage all'estero, o fa parte del progetto Erasmus, si fa sempre più forte la speranza di sistemarsi fuori dai confini italiani.
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