A carico di Armeni è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare. Ha ipotizzato la premeditazione la procura di Spoleto che ha chiesto e ottenuto l'arresto del carabiniere Emanuele Armeni per l'omicidio del collega Lucentini, originario di Tolentino e da tempo trasferito a Foligno dove lavorava ed era sposato.
Il procuratore Alessandro Cannevale e il sostituto Michela Petrini avevano chiesto per il carabiniere l'aggravante della premeditazione ma il giudice non l'ha ritenuta configurabile. Ancora da chiarire il movente di quanto successe poco prima delle 8, nel piazzale esterno della caserma. Gli inquirenti mantengono un riserbo assoluto.
Ricostruendo la dinamica di quei momenti, gli inquirenti hanno però escluso che Lucentini fosse morto per un incidente durante le operazioni di scarico delle armi. In base anche alle perizie balistiche è infatti emerso che il colpo venne esploso da distanza ravvicinata, da circa un metro. In più la mitraglietta M12 in dotazione - è stato accertato - spara solo con una particolare pressione sul grilletto. Elementi che hanno portato gli investigatori a escludere l'incidente e a ipotizzare l'omicidio.
Lucentini faceva parte del turno smontante» (insieme ad Armeni) e dopo essere rimasto ferito alla nuca venne subito trasportato in ospedale. Dove però morì poco dopo il suo arrivo.
Sposato, appassionato di podismo, era da anni in servizio a Foligno e molto conosciuto in città nonostante fosse nato e cresciuto a Tolentino e residente a Spello con la moglie. «Emanuele - aveva ricordato il sindaco della cittadina marchigiana, Giuseppe Pezzanesi - era entrato con convinzione nell'Arma dei carabinieri con l'intento di essere utile agli altri e con la voglia di garantire la legalità e il rispetto delle norme». Ora la nuova verità sulla sua morte.
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