Il dramma dei figli tolti alle madri «Noi, cresciuti nelle case-famiglia»

La senatrice Valeria Valente presidente della commissione sul Femminicidio
di Maria Lombardi
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Sabato 10 Dicembre 2022, 09:56

«Io sto male. Voglio tornare da mia madre. Sono rinchiusa qui senza aver fatto niente, mi fate morire a fuoco lento». Anna scriveva al tribunale, lettere su lettere per chiedere ascolto. «Non posso più stare rinchiusa in una casa-famiglia». Non le davano retta. «Le chiedo ancora di volermi ascoltare, prima di rigettare le mie richieste». Gli anni dell'adolescenza, costretta a viverli in solitudine. «Poter vedere mia madre in una stanza con un educatore per 45 minuti con colloqui registrati era una assurdità (..) Rispettavo mio padre ma non più di questo; più di questo non potevano pretendere». La storia di Anna, come quella di Luca e di altri figli sottratti alle madri e trasferiti in una casa famiglia su decisione dei giudici nei Tribunali minorili basata sulla consulenza degli psicologi (Ctu). Bambini tolti alla mamma giudicata alienante, genitore inadeguato che emarginerebbe e demolirebbe la figura paterna. Strappi laceranti imposti sulla base di una teoria, quella dell'alienazione parentale, considerata ormai pseudo-scientifica, rigettata dall'Europa, dalla Convenzione di Istanbul, dall'Oms e, ora, anche dalla Cassazione.
Dieci giornaliste ed attiviste hanno condotto la prima inchiesta a livello nazionale su questa «violenza istituzionale». Indagine che ora è anche un libro: Senza Madre (Edizioni Magi 169 pp, 16 euro), scritto da Clelia Delponte, Franca Giansoldati, Falvia Landolfi, Silvia Mari, Assuntina Morresi, Monica Ricci Sargentini, Nadia Somma, Paola Tavella, Emanuela Valente, Livia Zancaner.
LE DENUNCE
La magistrata Francesca Ceroni, della Procura Generale della Cassazione, conferma nella prefazione l'alto numero di casi di donne che dopo aver denunciato abusi sessuali o maltrattamenti, hanno ricevuto provvedimenti di sospensione o decadenza della responsabilità genitoriale e si sono viste sottrarre i figli, rinchiusi in qualche struttura. L'accusa per loro è sempre la stessa: di essere madri che vogliono demolire la figura paterna. Il problema è stato rilevato anche dalla Corte europea dei diritti umani che ha condannato un tribunale italiano per aver costretto due bambini a incontrare il padre violento, nonostante ne avessero paura e fosse pericoloso.

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Autentici calvari giudiziari combattuti a suon di carte bollate, perizie, incontri protetti, senza contare il fiume di denaro speso in avvocati e consulenti tecnici per difendere se stesse e i propri bambini dalla macchina dello Stato. «L'abuso psicologico è concetto indeterminato, vago, di incerta pregnanza scientifica, non verificabile cioè impossibile da provare in giudizio ma soprattutto che l'esecuzione coattiva dell'allontanamento del figlio dalla madre per collocarlo in una casa famiglia non appare misura conforme ai principi dello stato di diritto», sottolinea Cerroni.
LE VIOLENZE
Nel 2022 la Commissione parlamentare sul femminicidio presieduta da Valeria Valente ha passato ai raggi X proprio il ricorso alla diagnosi di alienazione parentale nei procedimenti di separazione scoprendo che su 1500 fascicoli esaminati, nel 34,7% delle separazioni giudiziali di fronte ai tribunali civili c'e traccia di violenza domestica, e diventano 34,1% davanti alla giurisdizione minorile.

I casi però vengono approfonditi solo sporadicamente dai giudici della separazione, ragione per cui il sistema della giustizia civile, secondo molti osservatori, sarebbe l'anello debole della tutela contro la violenza soprattutto in caso di figli minori. Nel 96% dei casi i Tribunali ordinari non approfondiscono i documenti relativi alla violenza con tutto cio che ne consegue anche i termini di affidamento e di tutela dei bambini.

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