Quest'anno, però, il santuario, nel pieno rispetto delle norme sanitarie e del distanziamento sociale, ospita, per ogni celebrazione, solo una cinquantina di fedeli rispetto ai 400 abituali. Una riduzione numerica di piuttosto consistente. Inizialmente, nel 1920, dopo il primo conflitto mondiale - precisa padre Antonio Rungi, delegato arcivescovile per la vita consacrata dell'Arcidiocesi di Gaeta e vice superiore della comunità passionista di Itri-Civita - la pratica dei sette sabati veniva svolta come preghiera singola, individuale o al massimo nelle chiese parrocchiali di Itri. Solo con l'arrivo dei passionisti al Santuario, nel 1985, si iniziò a strutturare meglio questa pratica con il pellegrinaggio a piedi al santuario, alle 5 del mattino, attraverso il sentiero che dalla località Raino di Itri arriva fino al santuario, con oltre un'ora di cammino, tra il verde dei monti Aurunci, seguendo l'antica strada contrassegnata dalle 14 stazioni della Via Crucis. Accolti, questi sabati, dal Rettore del Santuario, padre Emiddio Petringa e dal vice Rettore, padre Francesco Vaccelli.
Per far fronte alle necessità dettate dal Covid-19, la pratica della preghiera dei sette sabati è assicurata anche nella chiesa conventuale dei Passionisti di Itri, con le riflessioni guidate da padre Cherubino Di Feo e la messa officiata da padre Antonio Rungi, con un numero contingentato di fedeli non superiore alle 60 unità.
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