«La prima cosa è stata equilibrare i giorni di lavoro con la cassa integrazione ci spiega Venerelli tre giorni a casa e tre giorni in mare e di asta del pesce che abbiamo sempre cercato di mantenere attiva, nonostante una buona fetta del nostro fatturato sia rappresentato dalla ristorazione». Ristoranti chiusi, nessuna richiesta di pesce e in una località di mare che oggi conta circa 70 pescherecci, compresi anche quelli di medie e piccole dimensioni, è un bel tema. E così la cooperativa si è organizzata in questo modo: una parte di pescato per le pescherie, che non hanno mai chiuso, e una parte da consegnare a domicilio, bastava chiamare un numero o contattarlo su Whatsapp, e così la macchina, anzi, la paranza è riuscita ad andare avanti, con tutti i limiti del caso. «L'obiettivo era sostenere tutti i lavoratori della marineria con un sistema che mirava a contenere quanto più possibile le perdite, e mi sembra che ci siamo riusciti». Facendo un rapido bilancio Venerelli parla di una perdita del 50-60%.
Da un paio di settimane si è tornati a pieno regime, ma molto dipenderà da come sarà la nuova domanda. «Alla fine anche in piena pandemia siamo riusciti a scongiurare il pericolo e ad assicurare il piatto sulle nostre tavole» conclude Venerelli che si dice disposto a continuare con la vendita a domicilio del pescato terracinese, che nel periodo della quarantena è arrivato anche fuori città.
«Abbiamo evitato lo spreco di pesce e la sua svalutazione». Sulle grosse difficoltà del settore ittico era intervenuto il presidente di Coldiretti Lazio David Granieri: «Lo stop forzato che ha subito la ristorazione è un duro colpo per il settore che ha coinvolto anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici. Ad aggravare la paralisi sono stati anche limiti agli spostamenti che hanno influito sul crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo, con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato. Cosa che accade ancora per evitare le lunghe file. Questo ha portato i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati». A Terracina, invece, chi lo desiderava, ha potuto continuare a mangiare pesce fresco locale.
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