Terracina, anche il mare in cassa integrazione ma solo a metà

Terracina, anche il mare in cassa integrazione ma solo a metà
di Rita Recchia
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Domenica 24 Maggio 2020, 16:35
Anche il mare in cassa integrazione, ma senza mollare del tutto. Le 22 imprese che formano la Cooperativa dei Pescatori di Terracina per restare a galla nel durissimo periodo del lockdown hanno deciso di adottare una forma mista, fatta di ammortizzatori sociali ma anche di lavoro, che praticamente non si è mai fermato. Lo sa bene e lo rivendica con un certo orgoglio il presidente Dario Venerelli che insieme con gli altri soci, quando hanno capito che la crisi avrebbe avuto tempi molto più lunghi del previsto, si sono ingegnati per contenere le perdite.

«La prima cosa è stata equilibrare i giorni di lavoro con la cassa integrazione ci spiega Venerelli tre giorni a casa e tre giorni in mare e di asta del pesce che abbiamo sempre cercato di mantenere attiva, nonostante una buona fetta del nostro fatturato sia rappresentato dalla ristorazione». Ristoranti chiusi, nessuna richiesta di pesce e in una località di mare che oggi conta circa 70 pescherecci, compresi anche quelli di medie e piccole dimensioni, è un bel tema. E così la cooperativa si è organizzata in questo modo: una parte di pescato per le pescherie, che non hanno mai chiuso, e una parte da consegnare a domicilio, bastava chiamare un numero o contattarlo su Whatsapp, e così la macchina, anzi, la paranza è riuscita ad andare avanti, con tutti i limiti del caso. «L'obiettivo era sostenere tutti i lavoratori della marineria con un sistema che mirava a contenere quanto più possibile le perdite, e mi sembra che ci siamo riusciti». Facendo un rapido bilancio Venerelli parla di una perdita del 50-60%.

Da un paio di settimane si è tornati a pieno regime, ma molto dipenderà da come sarà la nuova domanda. «Alla fine anche in piena pandemia siamo riusciti a scongiurare il pericolo e ad assicurare il piatto sulle nostre tavole» conclude Venerelli che si dice disposto a continuare con la vendita a domicilio del pescato terracinese, che nel periodo della quarantena è arrivato anche fuori città.

«Abbiamo evitato lo spreco di pesce e la sua svalutazione». Sulle grosse difficoltà del settore ittico era intervenuto il presidente di Coldiretti Lazio David Granieri: «Lo stop forzato che ha subito la ristorazione è un duro colpo per il settore che ha coinvolto anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici. Ad aggravare la paralisi sono stati anche limiti agli spostamenti che hanno influito sul crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo, con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato. Cosa che accade ancora per evitare le lunghe file. Questo ha portato i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati». A Terracina, invece, chi lo desiderava, ha potuto continuare a mangiare pesce fresco locale.
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