Caporalato e fitofarmaci non autorizzati, sette arresti dei Nas tra Latina e Venezia

Caporalato e fitofarmaci non autorizzati, sette arresti dei Nas tra Latina e Venezia
di Stefania Belmonte
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Lunedì 19 Aprile 2021, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 13:16

I carabinieri del Nas stanno eseguendo sette ordinanze di custodia cautelare in carcere tra le province di Latina e Venezia, dopo aver scoperto una associazione a delinquere dedita allo sfruttamento di manodopera extracomunitaria in agricoltura, a estorsioni e all'impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati nelle coltivazioni in serra. I provvedimenti restrittivi della libertà personale sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Latina e sono circa 50 i militari impiegati nell'operazione, che nella provincia pontina è in esecuzione a Terracina.

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L'associazione a delinquere

Si chiama «Job Tax» l'operazione con cui i carabinieri del Nas di Latina comandati dal capitano Felice Egidio, coordinati dalla Procura pontina hanno sgominato una organizzazione composta da sette persone, tra cui i titolari di una azienda agricola, un agronomo e almeno due dipendenti. Il reato contestato agli indagati è l'associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento di manodopera extracomunitaria in agricoltura, a estorsioni e all'impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati nelle coltivazioni in serra, scongiurando un grave pericolo per la Salute pubblica derivante dall'uso sconsiderato di fitofarmaci non autorizzati. Le indagini sono nate ad ottobre 2019 da una denuncia sporta da un bracciante di origini bengalesi il quale lamentava le condizioni di sfruttamento e le intimidazioni subite ad opera di connazionali anch'essi dipendenti della stessa azienda
agricola con sede a San Felice Circeo.

Cinque siti produttivi

L'azienda era operante nella coltivazione di ortaggi, estesa su 5 siti produttivi, da San
Felice Circeo a Terracina a Sabaudia, destinati al mercato locale, nazionale ed estero.
Nel corso degli approfondimenti svolti mediante servizi di osservazione pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed escussione di persone informate sui fatti, gli investigatori del Nas hanno delineato i ruoli dei 7 indagati e il relativo disegno
criminoso perseguito, basato sullo sfruttamento dello stato di necessità dei braccianti, servendosi di 2 «caporali» di origine bengalese, per il reclutamento e la gestione della
manodopera straniera, per lo più di provenienza bengalese, indiana e pakistana.

Tutti i lavoratori operavano in violazione dei previsti contratti collettivi, con la corresponsione di salari non rispondenti al lavoro prestato, realizzando una correlata evasione di contributi obbligatori Inps quantificata in 557mila euro nel periodo monitorato compreso tra marzo e novembre 2019.

Lo sfruttamento

I carabinieri del Nas di Latina sono così riusciti a interrompere le gravi condotte illecite
poste in essere dall'organizzazione criminale. L'azienda assumeva e impiegava manodopera di cittadini stranieri, sottoponendoli a condizioni di sfruttamento, approfittando
del loro stato di bisogno e di vulnerabilità e costringeva i dipendenti a sottoscrivere la ricevuta della busta paga con l'omessa contabilizzazione delle ore effettivamente prestate, pena il mancato pagamento della retribuzione, remunerandoli sistematicamente con stipendi inferiori alle ore lavorate (o a cottimo), in violazione dei contratti collettivi del comparto. Inoltre i datori di lavoro impiegava i lavoratori in costanza di violazioni della normativa in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, omettendo di fornire loro i previsti dispositivi di
protezione individuale, l'abbigliamento e le scarpe idonee, costringendoli a operare in condizioni proibitive (per l'allagamento dei terreni a causa delle piogge).

Le minacce

Gli indagati operavano inoltre una forma di controllo sul risultato del lavoro, con minaccia di
sanzioni corporali ed economiche, fino alla prospettazione del licenziamento in caso di fallimento dell'obiettivo di raccolta. Neanche la scelta del trasporto era loro concessa
dato che agli operai veniva imposto di avvalersi del servizio di trasporto gestito da uno dei caporali previo compenso giornaliero di 6euro ciascuno, viaggiando in condizioni degradanti poichè costretti ad ammassarsi sul furgone Ducato in numero superiore ai posti omologati.
Spregiudicata, secondo gli inquirenti, era anche il metodo di coltivazione. Con l'ausilio di un agronomo, anch'egli tra i destinatari delle misure custodiali in carcere, la produzione agricola destinata al mercato locale, nazionale ed europeo, era incentrata su metodi irregolari, ricorrendo all'uso continuo e massivo di fitofarmaci non autorizzati sulle culture in serra, impiegando in tali compiti lavoratori non formati, non abilitati e privi dei previsti dotazioni di protezione individuale, esponendoli in tal modo anche a gravi situazioni di pericolo.

I sequestri

A riscontro dell'attività svolta, il nucleo antisofisticazioni pontino nel contesto di mirate
perquisizioni effettuate a dicembre 2019 presso i 5 siti produttivi dell'azienda, con l'ausilio di personale dell'Ispettorato territoriale del lavoro e del Nucleo ispettorato del lavoro carabinieri di Latina, oltre a identificare 157 lavoratori extracomunitari (di cui 1 clandestino, privo di permesso di soggiorno, successivamente espulso dal territorio nazionale), Hanno sequestrato 244 litri di prodotti fitosanitari non autorizzati all'impiego in agricoltura, per un valore complessivo di circa 7mila euro. Contestualmente si è proceduto, a carico degli
indagati, all'esecuzione del relativo decreto di sequestro preventivo per via diretta o per equivalente della somma o di beni mobili e immobili fino al raggiungimento dell'importo pari ad 557.504 euro, quale profitto del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro,
riferito ai contributi non versati e alle ore di lavoro non retribuite per il periodo di riferimento marzo-novembre 2019.

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