Il Comune confida ora nel proprio ricorso in Corte d'Appello, e non prevede alternative, al punto che non è nemmeno in corso il tavolo tecnico previsto con la curatela fallimentare: «Il tavolo tecnico - ha spiegato Castaldo - è al momento sospeso, per una ragione molto semplice: il nostro obiettivo è rientrare nella piena titolarità dell'area. Il 13 dicembre ci sarà la prima udienza sul ricorso contro il fallimento e io credo che ci siano buone probabilità che venga accolto, dato che già in agosto è stato riconosciuto che quelle aree sono edificabili e non agricole come invece afferma la sentenza di fallimento (circostanza che cambia la valutazione delle aree, ndr). Tornati nella titolarità, il nostro obiettivo principale è l'impianto termale e non lottizzare quell'area. Sui 75 ettari complessivi, 24 dei quali vincolati a zona speciale di conservazione e non edificabili, sono previsti 300mila metri cubi, di cui il 30% potrebbe anche essere residenziale, al netto delle volumetrie residenziali già realizzate». Castaldo ha poi riconosciuto che «occorreranno comunque altre verifiche, ad esempio dovremmo rifare le analisi dell'acqua. Comunque, la concessione mineraria è in capo al Comune e tale resterà almeno fino al 2023, quando dovrà essere rinnovata. Un'alternativa? Potrebbe essere quella di un parco tematico». Tassi ha però ricordato come «i tempi della giustizia possono essere lunghi, e intanto la curatela potrebbe procedere alla vendita all'asta, come annunciato».
Il braccio di ferro tra Comune e curatela è proprio sul valore dei terreni, che ha determinato il fallimento in quanto non capiente per far fronte ai debiti della società. Il prezzo base dell'asta, inizialmente annunciata per l'autunno, potrebbe quindi essere quello fissato dal Ctu del Tribunale di Latina in 6,9 milioni di euro, che è inferiore della stima del Comune di 16,8 milioni di euro, e questo perché secondo la curatela, 8 ettari sono in zona agricola e vanno scorporati; esiste poi un diritto di superficie 99ennale del Comune, che sarebbe pregiudizievole alla vendita; infine, non c'è un Ppe e quindi la potenzialità edificabile non sarebbe calcolabile. In agosto però, la Commissione tributaria regionale diede invece ragione al Comune, valutando le aree come edificabili, in merito al credito vantato da piazza del Popolo per l'Imu e valutato oltre 2 milioni di euro.
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