Maxi centro commerciale alle porte di Latina: il Tar dice no alla variante

Maxi centro commerciale alle porte di Latina: il Tar dice no alla variante
di Stefano Cortelletti
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Sabato 13 Giugno 2020, 08:56

È arrivato anche il no del Tribunale amministrativo regionale di Latina al progetto del maxi centro commerciale su via Monti Lepini. La società Ortofrutticolapontina almeno per il momento deve dire addio ai 79 negozi da realizzare nei pressi del polo espositivo della ex Rossi Sud, oltre a un supermercato, un hotel, un casale ex Onc trasformato in punto di promozione territoriale, 13 ristoranti, una banca, un'area fitness e un cinema multisala di quasi 4.000 mq. Il progetto faraonico da 249 mila metri cubi, presentato 16 anni fa al comune di Latina, si era arenato tra istruttorie sbagliate, documenti smarriti dagli uffici comunali e l'inerzia dell'amministrazione comunale di Latina, che non aveva mai portato in consiglio comunale il cambio di destinazione d'uso dei terreni. Ma un motivo c'era.

Il commissario
Ci è voluto un commissario ad acta, nominato dallo stesso Tar di Latina, per ricostruire tutto l'iter dal 2004 e stabilire che non c'erano i presupposti per andare avanti. E il Tar, a cui la Ortofrutticolapontina si era rivolto per avere una risposta dal Comune, ha dovuto prendere atto del no del commissario Grazia Maria Rita Celano e chiudere la pratica. Chiaro l'orientamento del giudice: le pregresse deliberazioni programmatiche in materia urbanistica del Comune di Latina, relative alla riconversione dei siti dismessi scrive il presidente del Tar pontino Antonio Vinciguerra non rappresentano elementi utili a configurare alcun legittimo affidamento da parte di un soggetto privato, laddove al Comune è attribuita in materia urbanistica una potestà di rango costituzionale.

L'interesse della collettività
Non solo: La gestione del territorio coinvolge la valutazione di interessi diversi, come quelli economici e imprenditoriali facenti capo solo al privato e quelli pubblici di pertinenza invece dell'intera collettività. Vince insomma l'interesse pubblico, soprattutto se l'iter autorizzativo è stato sbagliato in partenza o, peggio ancora, forzato. C'era una cubatura eccedente di 89mila metri cubi di cui nessuno, se non il commissario, si era accorto. Il no del Tar fa tirare un sospiro di sollievo all'amministrazione Coletta, che aveva ereditato la patata bollente e aveva scelto di non decidere. Ora però paradossalmente la stessa amministrazione potrebbe essere chiamata a rispondere del danno provocato a Ortofrutticolapontina in 16 anni per non aver saputo dire di no a un progetto irrealizzabile. La vicenda, insomma, potrebbe essere tutt'altro che chiusa.
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