Mega centro commerciale sulla 156 a Latina: no del commissario ad acta alla variante urbanistica

Mega centro commerciale sulla 156 a Latina: no del commissario ad acta alla variante urbanistica
di Stefano Cortelletti
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Venerdì 29 Maggio 2020, 13:54
Un procedimento sbagliato fin dall'inizio, documenti persi, iter farraginoso spalmato su un lasso di tempo decisamente lungo, 16 anni. Il commissario nominato dal Tar per concedere o meno il via libera alla realizzazione del maxi centro commerciale su via dei Monti Lepini, visto il silenzio del Comune di Latina, alla fine è riuscito a rimettere insieme i pezzi di un procedimento iniziato nel 2004 e costellato di errori. Una struttura faraonica, 249 mila metri cubi, che la società Ortofrutticolapontina voleva realizzare accanto  al polo espositivo Rossi Sud all'ingresso del capoluogo: un centro commerciale enorme con 79 negozi e un supermercato, un hotel, un casale ex Onc trasformato in punto di promozione territoriale, 13 ristoranti, una banca, un'area fitness e un cinema multisala di quasi 4.000 mq. Serviva una variante al piano regolatore, ma non è stata questa la strada intrapresa. E così alla fine il parere è stato negativo, ma l'istruttoria fatta dal commissario ad acta ha portato alla luce 16 anni di problemi e di procedimenti che, probabilmente, andavano stoppati dall'inizio. Ma il Comune di Latina ha preferito glissare, scegliendo di farsi commissariare.

Il decreto
«Nel reperire la documentazione utile alla definizione del procedimento, tra le molte difficoltà insorte a causa del Covid, il commissario ha organizzato una video riunione tra società e comune», si legge nella relazione finale. Comune che ha «manifestato una forte contrarietà verso l'adozione della variante puntuale richiesta da Ortofrutticolapontina, ritenendo tale adozione il preludio a un progetto di costruzione che avrebbe previsto un rilevante consumo del suolo», si legge nella ricostruzione fatta dal commissario nel decreto. «L'intento era quello di salvaguardare l'interesse pubblico generale da un abbrutimento del territorio, data la recente esperienza della costruzione fieristica, a tutt'oggi scarsamente utilizzata».

Le criticità
«Molti dei dati tecnici e numerici di variante e di progetto forniti dalla Ortofrutticolapontina erano sovrastimati, contraddittori, inidonei, insufficienti o mancanti, e altri erano pericolosamente del tutto inesistenti, tanto da rendere impossibile una compiuta valutazione da parte del Commissario ad acta, relativamente ad una definizione del procedimento oggetto di causa» si legge nell'atto. Insomma, «criticità tali da essere completamente ostative alla prosecuzione dell'iter di approvazione della variante urbanistica».

La scoperta
Vista la carenza istruttoria, il commissario ha chiesto integrazioni. Si è così scoperto che «la volumetria proposta in variante è sensibilmente maggiore rispetto a quella effettiva», con edifici dati già per costruiti ma in realtà mai realizzati e peraltro con concessione scaduta. C'era un surplus di cubatura di 89 mila metri cubi che avrebbe ridimensionato tutto il progetto. Insomma, alla fine è arrivato il no del commissario: adesso sarà il Tar a doversi esprimere, sulla base della relazione del commissario ad acta. La società potrebbe ripresentare il progetto e ripartire da capo con il procedimento, ma a quel punto potrebbero anche chiedere i danni per il tempo e il denaro perso. E a rimetterci non saranno solo le varie amministrazioni che si sono succedute, ma anche gli uffici che avrebbero dovuto istruire la pratica nel modo corretto e non l'avrebbero fatto. Il commissario manderà anche tutti gli atti alla Corte dei conti.
 
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