Femminicidio a Cisterna, la verità nei video delle telecamere

Femminicidio a Cisterna, la verità nei video delle telecamere
di Marco Cusumano
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Mercoledì 21 Febbraio 2024, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 12:18

L'INDAGINE

Potrebbero essere le telecamere di sicurezza a chiarire la dinamica del duplice femminicidio avvenuto a Cisterna di Latina. Oggi sarà una giornata fondamentale perché saranno tolti i sigilli nella villetta del delitto, per consentire un sopralluogo al quale parteciperanno il sostituto procuratore Valerio De Luca, titolare dell'inchiesta, gli uomini della Squadra Mobile e, per la prima volta, anche gli avvocati difensori dell'omicida, Lucio Teson e Leonardo Palombi, e il legale che rappresenta la famiglia delle vittime, Marco Fagiolo.
Il sopralluogo servirà a verificare gli spazi della scena del crimine e le tracce lasciate dall'assassino, il finanziere Christian Sodano, le vittime Nicoletta Zomparelli e Renée Amato, ma anche l'unica sopravvissuta, Desirée Amato, la ex compagna del killer. Bisognerà chiarire soprattutto i movimenti di Sodano, mettendo a confronto le dichiarazioni da lui rese durante l'interrogatorio in Procura, dopo l'arresto, e quelle fornite da Desyrée.

LA DINAMICA

Sodano sostiene di aver sparato a madre e figlia dopo aver preso la pistola dalla sua auto, durante l'ennesima discussione con Desyrée. I primi due colpi contro Renée, i successivi due contro Nicoletta. Ma la ragazza non è morta subito e quando lui si è accorto che era ancora viva è rientrato in casa sparando ulteriori due colpi, «per non farla soffrire» dirà al magistrato.
Il dubbio riguarda soprattutto la posizione di Sodano e il fatto che sia uscito realmente dalla casa per poi rientrare. Desyrée ha raccontato alla polizia una ricostruzione con dei passaggi diversi rispetto a quella di Sodano: innanzitutto ha descritto una fuga dall'ex fidanzato, prima in bagno, poi in camera della sorella, infine in giardino, nascosta dietro alla legnaia. E' lì che ha sentito gli ultimi due colpi, pensando inizialmente al suicidio del finanziere. Lui invece ha poi ricominciato a chiamarla, cercandola in casa e in giardino. Lei è rimasta immobile, in silenzio, aspettando che andasse via. E una volta che il killer è salito sulla sua Audi, allontanandosi dalla villetta, lei è fuggita verso il distributore di benzina per chiedere aiuto. Non è chiaro se, oltre alle telecamere esterne, ci siano anche quelle interne che potrebbero fornire immagini preziose con l'esatta ricostruzione dei drammatici eventi. Oggi si potrà finalmente capire se i video ci sono realmente.
Intanto proseguono le analisi dei telefonini delle vittime e dei 4 apparecchi di Sodano, tre cellulari e un tablet, compreso un iPhone di ultima generazione sul quale si stanno riscontrando difficoltà tecniche per l'accesso ai dati. C'è poi il telefono di Desyrée, importantissimo per recuperare le minacce precedenti al delitto inviate in chat da Sodano e da lei inoltrate a un'amica, che presto potrebbe essere ascoltata dagli investigatori. Intanto è stato recuperato un biglietto in cui Sodano ha scritto: «Non volevo fare quello che ho fatto», ipotesi sempre meno credibile visto che al momento tutti gli elementi portano verso la premeditazione.
Marco Cusumano
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