Autocritica nel Pd: «Diamo voce a chi è rimasto indietro»

Autocritica nel Pd: «Diamo voce a chi è rimasto indietro»
di Andrea Apruzzese
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Domenica 9 Ottobre 2022, 17:29

Il Pd «cintura nera di autocritica», ma anche «capace di prendere comunque il 20% in una campagna elettorale e in una situazione politica complessa come questa»; un partito che ora «deve saper comunicare in maniera diversa. Le risposte le abbiamo, ma vanno tarate meglio». Omar Sarubbo, segretario provinciale del Pd, analizza la sconfitta, in una assemblea pubblica cittadina del partito del capoluogo, dopo le elezioni politiche del 25 settembre e dopo quanto avvenuto il 28 settembre con le dimissioni dei consiglieri comunali del centrodestra che hanno provocato la caduta del Comune capoluogo. Un'assemblea a tratti complessa, tra critica e autocritica, analisi e autoanalisi, ma in cui non è comunque mancata la proposta, e, soprattutto, la consapevolezza che sia necessario uno scatto di orgoglio per rinnovare il modo di comunicare i temi. Ripartire, insomma, ma, come hanno detto tutti gli intervenuti, senza necessità di cambiare simboli o cancellare la carta dei valori; semmai, rinnovarla.

DESTRUTTURARE

Una seduta aperta dal coordinatore cittadino, Leonardo Majocchi che ha parlato della necessità di «destruttura e deverticalizzare ciò che siamo diventati, e dare voce a chi è rimasto indietro, nelle retrovie: la nostra sconfitta ha anche molto a che fare con l'arroganza della classe dirigente, figlia del nostro terribile elitarismo». Parole dure, seguite da quelle di Tommaso Malandruccolo, che entra più nella proposta come quella della necessità di «un campo largo di forze riformiste che devono trovare il modo di stare insieme». In platea, molti militanti, come il giovane Gabriele, che ricorda come «questo non può essere il partito delle donne, se non ne ha nei vertici di segreteria, non può esserlo dei giovani, se non ha eletti sotto i 35 anni, non può esserlo dei lavoratori, se non ha difeso l'articolo 18».

Tra i presenti, anche una folta rappresentanza di Latina bene comune, dalla ex capogruppo Valeria Campagna, all'ex assessore Dario Bellini, all'ex presidente del Consiglio, Massimiliano Carnevale; ex dirigenti del Comune, come Sergio Cappucci; militanti storici come Paolo Bortoletto.

«Dobbiamo fare di queste assemblee un momento costituente - ha aggiunto l'ex consigliera comunale Daniela Fiore - io come altri siamo alla prima esperienza da consiglieri, e questo è sintomo di rinnovamento, e siamo andati al governo della città quando avevamo perso il primo e la seconda degli eletti del 2016, Massimiliano Carnevale e Nicoletta Zuliani; ma quando festeggiavamo, non ci rendevamo conto di cosa avrebbe significato andare a governare con il centrodestra. Ora dobbiamo battere la destra, lo faremo incontrandoci e trovando i nostri punti programmatici». Se Mauro Visari entra nel vivo della proposta, come «ricostruire organismi che rappresentino i territori, piuttosto di fare congressi di riequilibrio delle correnti. Partiamo subito, con un tavolo per la coalizione delle prossime comunali: se il campo largo non è bastato, inventiamoci il campo aperto, non disperdiamo l'alleanza con il M5S». «Quella sconfitta ha una qualità politica pesante - ha osservato Sesa Amici - occorre un bagno di umiltà», mentre per Sarubbo «a Latina occorre saper comunicare la nostra carta dei valori» e per il consigliere regionale Salvatore La Penna «bisogna affrontare, con modalità nostre, i temi dell'identità del partito, della leadership, delle alleanze».

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