Misseri: Sarah piangeva mentre moriva
Gip: Sabrina uccise e depistò le indagini

Sarah Scazzi con la cugina Sabrina
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Venerdì 22 Ottobre 2010, 14:22 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:49
dal nostro inviato Nino Cirillo - AVETRANA (22 ottobre) - Pronta. Pronta a che? Alle 15.39 di gioved 26 agosto Sabrina Misseri, 22 anni, estetista di Avetrana, aveva gi trascinato la piccola Sarah nel garage con la forza, l’aveva gi consegnata al padre che le aspettava, l’aveva vista ridursi un fantoccio, strangolata e messa da una parte, la parte buia del garage, ed era scappata fuori. Eppure si dichiarava «pronta», almeno nel messaggino inviato all’amica Mariangela per dirle che al mare ci potevano pure andare. Si sarebbe scoperto, poi, che Sabrina al mare non sarebbe mai andata ma che «pronta» era davvero: a iniziare una cavalcata furiosa di quasi due mesi, fatta di contraddizioni macroscopiche eppure negate, di depistaggi ben ideati e altrettanto ben orchestrati, di avvertimenti minacciosi e sempre andati a segno, un concentrato di energia e di malizia che in poche altre giovani donne s’era mai visto.



Sabrina deve restare in carcere sotto il peso di due macigni d’accusa:
omicidio volontario in concorso con il padre Michele e sequestro di persona della cuginetta Sarah Scazzi, 15 anni appena, eppure così allegra e carina da aver scatenato in lei una gelosia malata, la gelosia che ha portato al delitto. L’ordinanza si basa tutta sulla confessione del padre Michele e quindi il giudice spende diverse pagine del provvedimento -sono venti in tutto- per argomentare l’assoluta «credibilità» di questo contadino minuto e imbelle. Ma svela molti particolari crudi e nuovi (ad esempio, il pm gli chiede se, negli anni passati in Germania a lavorare nei cimiteri, abbia mai «provato pulsioni sessuali» su dei cadaveri e lui risponde «Può essere...»). E ridisegna in maniera più precisa le dinamiche del delitto e i rapporti fra i suoi tristi comprimari e conferma una sorta di doppio movente che alla fine tragicamente funziona: Michele teme che Sarah parli e denunci le sue molestie; Sabrina, invece, ha paura che le porti via l’amato Ivano.



La premeditazione.
Nell’interrogatorio in caserma a Manduria, nel pomeriggio di venerdì 15 ottobre, lo zio Michele conferma che quella fu una trappola vera e propria. Il pm Buccoliero gli chiede: «Con Sabrina avete concordato che dovevate metterle una corda al collo per spaventarla? E lui risponde soltanto: «Sì». Il pm lo incalza: «Quindi era d’accordo con Sabrina in questo discorso?». E Michele conferma ancora: «Sì». Ma quando è nato questo piano scellerato? Lo zio assassino lo rivela: «Quel giorno stesso. Stavo pranzando da solo, è arrivata Sabrina e mi ha detto: papà, vedi che dobbiamo dare una lezione a Sarah se no quella va a dire in giro che tu l’hai molestata». Ma Sabrina ti disse anche di prendere la corda? «No, la corda l’ho presa da me stesso...».



Sette minuti di buio. Lasciamo da parte per un attimo la testimonianza, pure decisiva, di Mariangela Spagnoletti e soffermiamoci, come fa il gip, sugli sms di un’altra amica di Sabrina, Angela Cimino, finora rimasta nell’ombra, perche è proprio il suo telefonino che restringe a sette minuti appena -sufficienti comunque- l’arco buio del delitto. E’ scritto nell’ordinanza che alle 14.28 e 26 secondi Sabrina fa uno squillo senza risposta sul telefonino di Sarah. Solo quattordici secondi dopo -quindi le 14.28 e 40 secondi- Sabrina manda un altro messaggio a Mariangela: «Sto in bagno». Ebbene da questo momento in poi, fino alle 14.35 e 37 secondi, sul cellulare di Sabrina Misseri non si registra più alcuna attività. Torna a funzionare quando Sabrina si decide a rispondere -proprio lei, abituata a replicare immediatamente a ogni tipo di messaggio- ad Angela Cimino che l’aveva chiamata alle 14.31 e 44 secondi. Forse proprio mentre Sarah stava morendo.



La lite per Ivano. Finalmente si conoscono -attraverso l’ordinanza- i contorni esatti di quell’aspra discussione che nacque fra Sarah e Sabrina la sera prima dell’omicidio. Erano in un pub, altri ragazzi ascoltarono la figlia di Michele Misseri insultare pesantemente la cuginetta: «Si vende, si vende, lei per due coccole si vende, pure la madre lo dice che si vende...». E Sarah pianse, lo testimonia un’altra figura finora rimasta ignota, l’amica di tutte e due Stefania De Luca. E Sarah scrisse la mattina dopo sul diario, poche ore prima di essere uccisa: «Ieri sono uscita con Sabrina e la sua amica Mariangela, siamo andate in birreria, poi siamo tornate a casa e Sabrina, come al solito, si è arrabbiata perché dice che quando c’è Ivano io sto sempre con lui. E ti credo, almeno lui mi coccola a differenza sua. Potessi avere un fidanzato così, ma vabbeh, tanto ci sono abituata...».



Un’ombra su Valentina.
La sorella maggiore di Sabrina non era stata mai sfiorata neanche dal più lieve sospetto. Ci pensa l’ordinanza del gip a metterla in questo calderone, registrando due sms inviati da Sabrina a Valentina la mattina del 29 settembre, il giorno dopo la messinscena del ritrovamento del telefonino di Sarah. Il primo alle 8.16: «Quella è zona di Lecce, non l’hanno potuta fare. Poi parliamo meglio, non dire niente altrimenti metti nei casini papà». Il secondo, un minuto dopo: «Poi parliamo, non deve sapere niente né la zia e né la mamma, è quello della Sarah, zitta, non lo devono sapere altrimenti parlano. Quando torni ti racconto». Ecco, Sabrina coinvolge a sorpresa la sorella maggiore e invece esclude dalla scena la mamma Cosima, interrogata per tre ore l’altra sera in Procura.



I depistaggi. Solo ora sappiamo che tutte le false piste, in pratica, le offrì Sabrina agli investigatori, quando fu ascoltata dai Carabinieri di Avetrana in data 8 settembre. Fu in quel momento che adombrò «sospetti sul padre di Sarah, adducendo che alcune persone glielo avevano descritto come uno che allungava le mani, nonché indicandolo come persona con amicizie poco raccomandabili». Fu sempre Sabrina, e sempre in quella sede, a indirizzare altri sospetti «sulla badante rumena del nonno di Sarah». Una intelligente manovratrice di indagini, insomma, che oggi rimane in carcere, secondo il gip Rosati, anche perché -e qui siamo davanti a un’annotazione davvero inattesa- «l’ormai incontrollato clamore mediatico... ha consentito alla Misseri di intessere una rete vastissima di relazioni interpersonali e comunque di appassionare alla sua vicenda umana, con sentimenti positivi o negativi poco importa, un’incalcolabile moltitudine di persone, tra le quali è ben probabile che vi sia pure qualcuno disposto ad agevolarne la fuga». L’eroina dei talk show, insomma, si è fatta troppi amici in questi due mesi. Per il momento, è meglio che resti in galera.



La mamma e il papà di Sarah Scazzi sono andati nel pomeriggio, per la prima volta, nel fondo agricolo dove si trova il pozzo cisterna all'interno del quale, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre scorsi, è stato trovato il cadavere della loro figlia quindicenne. Mamma Concetta e papà Giacomo sono stati accompagnati nel luogo in cui è stato nascosto per 42 giorni il corpo di Sarah dal loro legale Nicodemo Gentile.



Il verbale shock: «Sarah piangeva...»
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