Incidente bus a Mestre, il racconto dei soccorritori: «Quelle urla disperate. Non potevamo liberarli»

«I feriti bloccati tra le lamiere ma c’era il fuoco che impediva di intervenire»

La testimonianza del vigile del fuoco durante i soccorsi: «Ci sono tanti morti, troppi»
di Mauro Evangelisti
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Martedì 3 Ottobre 2023, 21:33 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 08:09

«Una scena apocalittica». Lo ripete, scuotendo la testa, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. «C’erano dei bambini» dice, sconvolto, chi tra i soccorritori è intervenuto vicino alla stazione ferroviaria di Mestre, in via dell’Elettricità, dove ieri sera l’autobus è caduto dal cavalcavia Vempa. E ancora: «C’era il fuoco, non riuscivamo a liberarli dalle lamiere, c’erano quelle urla disperate dei feriti». All’interno c’erano dei turisti stranieri, trovati i passaporti ucraini. Visto dall’alto il mezzo pesante, dopo il volo di quindici-venti metri, è una carcassa da cui esce ancora il fumo, traccia del rogo appena spento. I vigili del fuoco provano a farsi largo tra le lamiere, tentando di liberare chi sta all’interno. Aggiunge il sindaco Brugnaro: «Un’immane tragedia ha colpito questa sera la nostra comunità. Ho disposto da subito il lutto cittadino, in memoria delle numerose vittime che erano nell’autobus caduto». Tra i testimoni che hanno visto la scena il racconto è sempre lo stesso: «Abbiamo visto il bus precipitare, un boato, poi l’incendio». I primi a intervenire sono due operai di Fincantieri, uno è un nigeriano, l’altro è gambiano, entrano nel mezzo in fiamme. Dice Boubakar, 27 anni, del Gambia: «Prima è andato un vigile del fuoco, che ci ha chiesto di aiutarlo. Ho dato una mano, abbiamo estratto una bambina, quattro o cinque persone e un cane».

Pullman precipitato a Mestre, chi era a bordo e dove era diretto. «Ipotesi malore del conducente»

DISPERAZIONE

Uno dei primi vigili del fuoco intervenuto dice, ormai senza più fiato, mentre per pochi attimi lascia l’area isolata dell’emergenza, parlando con i giornalisti e gli operatori in attesa di notizie: «Ci sono tanti morti, troppi.

Difficile spiegare cosa stiamo vedendo». Mentre parla, attorno a lui ci sono cinquanta ambulanze, le forze dell’ordine presidiano l’area, è l’immagine di una grande tragedia, una delle peggiori che questo territorio ha dovuto affrontare. Racconta un altro soccorritore: «Il pullman si è ribaltato su se stesso, è difficile estrarre i corpi, entrare all’interno, liberare i sopravvissuti». «Sul bus c’erano anche bambini» non riesce a darsi pace un altro soccorritore, illuminato dalle luci delle sirene delle ambulanze. «Si tratta di un bus pubblico di linea - spiegano - ma non stava svolgendo un normale servizio di trasporto, in realtà era usato per portare dei turisti in un campeggio da Venezia a Marghera. Abbiamo visto anche dei passaporti ucraini». Il bilancio verso sera è di 21 vittime, ci sono molti feriti negli ospedali, ma c’è chi teme che la situazione possa peggiorare. Il sindaco Luigi Brugnaro risponde al telefono al premier Giorgia Meloni e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poi anche lui guarda in alto il cavalcavia, dove c’è la ferita del guardrail e non riesce a capire cosa possa essere successo. Indica il tratto dell’incidente: «Sulla dinamica è impossibile in questo momento dare una risposta, è troppo presto. Ma lo vedete, no? Non è una strada pericolosa, è una normale arteria di scorrimento». Non ci sono insidie, prende forza l’ipotesi del malore dell’autista del bus.

 

IL VIDEO

Chi riprende fiato tra i soccorritori, in un angolo, sostituito dai colleghi, è in lacrime, affranto, stremato. Il bus precipitando dall’alto ha tranciato i cavi elettrici della linea ferroviaria, anche i treni si fermano. Sui social circolano i video, le foto e le testimonianze. Un esempio: «È appena caduto un autobus da un ponte, è appena caduto un autobus da un ponte, mamma mia, è un disastro, guarda che roba». Le urla disperate sono di una donna che subito dopo l’incidente del pullman ha ripreso con il suo smartphone le immagini di quanto avveniva. «Fate presto, fate presto» urlano dall’alto.

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