Ferie di massa per i medici, ambulatori in tilt: cala del 52% l'attività negli ospedali

La denuncia: difficile dimettere i pazienti se manca un’adeguata assistenza domiciliare

Ferie di massa per i medici, ambulatori in tilt: cala del 52% l'attività negli ospedali
di Mauro Evangelisti
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Sabato 22 Luglio 2023, 23:44

La tempesta perfetta. L’ondata di caldo non concede tregua da settimane. Aumenta il numero dei ricoveri, soprattutto tra i più anziani. Gli organici negli ospedali sono strutturalmente all’osso, il ricambio dei medici che vanno in pensione è insufficiente. Sempre più stanchi, stremati e stressati, i camici bianchi devono tirare il fiato e smaltire le ferie, ma questo aggrava l’emergenza: chi resta in servizio si ritrova in prima linea con un impegno raddoppiato, mentre la qualità dell’assistenza garantita ai pazienti viene inevitabilmente ridotta. I numeri li ha messi insieme una ricerca di Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri: «Un terzo degli organici è in ferie, cala del 52,7 per cento l’attività degli ambulatori, sono chiusi nel 15 per cento dei casi. Compromessa la qualità dell’assistenza nel 56 per cento dei reparti».

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SCENARIO

Altri dati contenuti all’interno del lungo report stilato da Fadoi: «Va in ferie tra giugno e settembre oltre il 91 per cento dei medici, che usufruiscono dei 15 giorni di vacanze nel periodo estivo, come garantito dal contratto nazionale di lavoro.

Questo comporta una riduzione degli organici in reparto che varia tra il 21 e il 30 per cento nel 48 per cento dei casi, tra il 30 e il 50 nel 19,4 dei reparti, mentre la carenza è tra l’11 e il 20 in un altro 21,8 per cento». Tutto questo avviene mentre, con le temperature estreme delle ultime settimane, le richieste di aiuto dei pazienti sono sempre di più. Alcuni esempi: nel Lazio cala del 72 per cento l’attività degli ambulatori, in Emilia-Romagna del 63, in Campania del 42,2, in Umbria del 25 per cento. In Puglia chiuso un ambulatorio su 3. In Abruzzo per i medici in servizio i carichi di lavoro aumentano dell’80 per cento, in Veneto secondo la ricerca, la qualità dell’assistenza sanitaria «è compromessa nel 60 per cento dei casi». Racconta Francesco Dentali, presidente della Federazione dei medici internisti ospedalieri: «Il caldo sta aggravando la già critica situazione negli ospedali per le ulteriori assenze legate alle ferie estive dei medici. I sanitari non bastano ed anche i letti per i ricoveri sono insufficienti, e a ciò si aggiunge il problema dei “bed blockers”, ovvero dei pazienti che non possono essere dimessi per la mancanza di una adeguata assistenza domiciliare, pari al 20 per cento dei ricoverati nei reparti di Medicina interna. Ad una situazione di base già critica si è infatti sommata una situazione di emergenza contingente. In questi giorni negli ospedali si stanno allungando ulteriormente i tempi di permanenza nei Pronto soccorso, e questo perché nei reparti scarseggiano i medici, con l’ulteriore aggravio dell’assenza di quelli che sono ora in ferie, e mancano i letti». Sintesi che vale praticamente per tutto il Paese: «Il caldo ha portato a un considerevole aumento degli accessi nei Pronto soccorso e anche a un lieve incremento dei ricoveri, e questo è bastato per mandare in tilt il già precario equilibrio dei reparti».

 

TEMPERATURE

Dicono gli specialisti di Fadoi: «I pazienti più fragili finiscono in ospedale non tanto per colpi di calore, ma perché il caldo peggiora il quadro clinico rendendo necessario il ricovero. Sono soprattutto cardiopatici, nefropatici e soggetti con insufficienze respiratorie. Stiamo rispondendo all’emergenza come possiamo, ma è chiaro che è urgente trovare delle soluzioni durature e che non si può andare avanti lavorando solo sulla logica dell’emergenza».

NODI

Un altro dato: il 56,8 per cento dei medici tra giugno e settembre salta i riposi settimanali, il 44,7 è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, il 28 viene chiamato a lavorare anche nei pronto soccorso. Il dubbio: un medico stressato perché non si riposa offre al paziente la migliore assistenza possibile? Conclude il presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto: questa situazione, la necessità di andare a coprire le carenze di organico nei pronto soccorso, «va a discapito dell’attività delle medicine interne che, già dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono per perdere ulteriori quote di personale».

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