Ancora un femminicidio sulle strade del cagliaritano, il 46esimo dall'inizio dell'anno e il secondo in Sardegna nel 2022. È Metusev Slobodanka la donna di 48 anni uccisa a colpi di fendente dal compagno Stevan Sajn di 50 anni quest'oggi intorno alle 12 nel centro di accoglienza per migranti in via Gramsci nel comune di Capoterra, in provincia di Cagliari, dove la coppia di nazionalità serba era ospite da agosto. Secondo quanto si apprende, l'uomo è stato bloccato quando aveva ancora il coltello insaguinato in mano a Casa Melis, una struttura aperta in occasione della commemorazione dei defunti. A fermarlo sono stati gli agenti della polizia locale e i carabinieri che erano di scorta alla cerimonia, svolta non lontano dalla chiesa dove si stava svolgendo la messa di suffragio. Sul posto, oltre ai militari dell'Arma, sono intervenuti i sanitari del 118 e il medico legale Roberto De Montis, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della donna. Ad assistere all'arresto dell'uomo c'era anche il consigliere comunale Luigi Caruso, che ha affermato di aver sentito l'aggressore gridare ripetutamente con un italiano stentato: «Cosa ho fatto? L'ho uccisa. È morta», portandosi le mani sulla testa. Aperto ora un fascicolo sul caso. Solo nelle prossime ore, a fronte delle testimonianze raccolte e dell'interrogatorio dell'uomo, si capiranno i contorni della vicenda.
«I due litigavano spesso» è il commento di una ex ospite della struttura
Ancora sconosciuti i motivi del gesto ma una testimone, una cittadina algerina che era stata ospite della stessa casa, ha raccontato di averli sentiti litigare spesso.
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L'uomo ha usato un coltello a serramanico per colpirla
Intorno alle 12 l'uomo ha, infatti, preso un coltello e colpito la compagna lasciandola in una pozza di sangue in quella stanza che condividevano da qualche mese.
Le urla degli ospiti hanno attirato l'attenzione delle forze dell'ordine, del sindaco Beniamino Garau e dei consiglieri comunali presenti alla cerimonia che si stava svolgendo nella piazza antistante. «Abbiamo sentito le urla e confusione - ha riferito all'ANSA il primo cittadino Garau - poi l'uomo si è rifugiato a Casa Melis che avevamo lasciato aperta perché al termine della cerimonia saremmo dovuti rientrare lì. Poi abbiamo capito cosa era accaduto e l'uomo è stato fermato dalle forze dell'ordine e abbiamo interrotto le celebrazioni». Molti cittadini di Capoterra sono scesi in piazza sgomenti per quanto accaduto. Sul posto, oltre al magistrato di turno, stanno operando i carabinieri del Ris e quelli della locale stazione. L'uomo è stato arrestato e poi trasferito in carcere a Uta a disposizione dell'autorità giudiziaria.