Fase 2, i dubbi degli scienziati: «Un metro? Può non bastare, le misure non sono adeguate»

Fase 2, i dubbi degli scienziati: «Un metro? Può non bastare, le misure non sono adeguate»
di Rosario Dimito
4 Minuti di Lettura
Domenica 17 Maggio 2020, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 10:57

«Dobbiamo sperare che i sintomatici restino a casa, perché con uno starnuto o un colpo di tosse, la goccioline possono diffondersi anche a un metro e ottanta, un metro e novanta» spiega il professor Massimo Galli, direttore di Malattie infettive del Sacco di Milano. «La verità - osserva il professor Andrea Crisanti, virologo dell'Università di Padova - è che nessuno sa quale sia la reale distanza di scurezza, non ci sono sufficienti informazioni sulla trasmissione di questo virus, non sappiamo se basterà un metro di distanza a ridurre le possibilità di contagio».
Gli scienziati continuano a muoversi con prudenza rispetto alla situazione epidemiologica seppure in ribasso, anche se alcune aree come la Lombardia necessitano di monitoraggio attento. E forse le modalità del secondo step della fase 2 al via da lunedì 18, non le condividono del tutto. Il Cts si riunisce sempre con cadenza quotidiana, come ieri e la stessa cosa dovrebbe fare anche domani.

Fase 2 senza il vaccino, Conte: «Rischio calcolato, ma possiamo richiudere»
 



IL NUOVO PROTOCOLLO
Le linee guida tra governo e regioni, siglate venerdì scorso e che sono alla base della riapertura di 11 settori (dalla ristorazione, ai negozi, alle spiagge, alle palestre) forse contengono alcune indicazioni che potrebbero essere oggetto di riflessione scientifica, atteso che il Cts è un organo di supporto privo di potere decisionale che spetta alla politica. Solo i musei, archivi, biblioteche hanno indicazioni che possono assicurare sicurezza nei confronti del rischio contagio. Invece, sono almeno quattro le rimodulazioni di alcuni comparti dove sarebbe necessario fare approfondimenti. E gli scienziati potrebbero esprimere considerazioni non richieste rispetto al passato quando, invece, hanno risposto a decine e decine di quesiti posti.
Partiamo dalla balneazione dove la distanza fra ombrelloni è stata fissata a 10 metri quadri, dopo che la proposta iniziale era di 12. Ma 10 mq sono 3,16 metri di distanza fra un ombrellone e l'altro, uno spazio che potrebbe essere considerato al limite della sufficienza per assicurare quel distanziamento sociale che è una delle condizioni principali della nuova fase 2, ereditata dalla fase 1. Sembra che gli scienziati si fossero espressi per una separazione più marcata, cioè 4,5 metri fra ombrelloni e 5 metri fra le file.
Poi un'altra misura sotto osservazione sarebbe quella relativa alle palestre. Un punto su tutti: «Dopo l'utilizzo da parte di ogni singolo soggetto, il responsabile della struttura assicura la disinfezione della macchina o degli attrezzi usati. Gli attrezzi e le macchine che non possono essere disinfettati non devono essere usati» si legge nelle carte.
Ma al di là delle raccomandazioni messe nero su bianco dalle linee guida, si ritiene che l'applicazione quotidiana possa diventare non agevole: come si fa realmente a disinfettare i pesi che uno sportivo lascia dopo aver terminato gli esercizi, prima che lo stesso attrezzo possa essere adoperato da un altro? La stessa cosa, se non di più, vale per le macchine, per esempio vogatori ed ellittiche la cui sanificazione comporterebbe l'impiego di molto tempo da parte degli addetti del centro.
Sulle piscine non ci sarebbe chiarezza sulle modalità per riaprirle, specie per quanto riguarda tutta l'attività preparatoria, propedeutica al tuffo in acqua. Ci sarebbero dubbi sull'efficacia delle disposizioni impartite nella custodia degli indumenti e oggetti personali presso armadietti, anche se è prevista la dotazione di sacchetti dove racchiudere documenti, chiavi e quant'altro. Nella sequenza di suggerimenti si omette di specificare che, liberato l'armadietto, va disinfettato. Sembra ovvio ma non è specificato.
Poi c'è sempre il calcio a preoccupare perchè è uno sport fatto di contatti fisici ed è difficile da disciplinare.
Infine i ristoranti, dove la declinazione di ridurre la distanza tra i tavoli muniti di barriere a 1 metro, convince poco. Gli scienziato comunque per le evoluzioni delle riaperture vorrebbero predisporre un nuovo protocollo da suggerire ad istituzioni e associazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA