Coronavirus Trivulzio, malati di polmonite prelevati dagli altri ospedali: così si è attivato il focolaio `

Coronavirus Trivulzio, malati di polmonite prelevati dagli altri ospedali: così si è attivato il focolaio `
di Claudia Guasco
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Giovedì 23 Aprile 2020, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 16:11

Un numero abnorme di polmoniti già da gennaio, quando il Covid-19 sembrava un problema remoto. Invece comincia da qui la triste catena di morti al Pio Albergo Trivulzio, da un'emergenza sanitaria mal gestita fin dall'inizio, ed è ciò su cui stanno lavorando i magistrati della procura di Milano.
LE CONVENZIONI
Nelle acquisizioni di documenti alle Agenzie di tutela della salute, le ex Asl che rappresentano il braccio operativo della Regione Lombardia in materia di sanità, la guardia di finanza ha raccolto tutte le direttive inviate alla Baggina da febbraio in poi. E che, alla luce della gestione dei pazienti, non sarebbero state rispettate dalla storica Rsa milanese. Il disastro del Trivulzio, con 200 anziani deceduti e 221 operatori sanitari con sintomi del virus, non sarebbe stato determinato solo dalla delibera dell'8 marzo con cui il Pirellone chiedeva alle Rsa di accogliere pazienti Covid positivi usciti dalle terapie intensive, ma anche dai malati con polmonite provenienti dai vari ospedali. Negativi solo perché non sono mai stati sottoposti ad alcun tampone e accolti da strutture sanitarie con cui il Trivulzio ha firmato convenzioni in atto da tempo. Nel piano triennale approvato lo scorso giugno si legge che, «nell'ottica della valorizzazione delle funzioni che vengono svolte dal Trivulzio per conto di Regione Lombardia, attraverso bandi specifici attivati dalle Ats, si chiede il riconoscimento di un totale di 215 posti letto già attivi, per la presa in carico di pazienti affetti da Alzheimer». Ciò «deriverebbe un incremento del budget Ats di 870 mila euro annui». Il Pio Albergo ha stretto convenzioni con l'Auxologico, con il Policlinico per il trasferimento dei pazienti dalla geriatria, con la Asst Santi Paolo e Carlo. Gli investigatori stanno verificando quanti e quali trasferimenti sarebbero avvenuti prima e dopo l'esplosione dell'epidemia, poiché dalle testimonianze di medici e infermieri alla Baggina sarebbero stati portati malati con polmoniti interstiziali, mai entrati nella lista dei malati Covid. Nei decreti delle perquisizioni la Procura, nel lungo elenco dei documenti da acquisire, ha indicato anche quelli sulle convenzioni stipulate «con Regione Lombardia» e su numeri e dati dei «pazienti ricevuti da altre strutture sanitarie» dal Pio Albergo negli ultimi tre mesi.
«NUOVI INGRESSI»
Nel reparto pringe ad esempio, il pronto intervento geriatrico, sono arrivati diversi pazienti con polmoniti. Gli investigatori hanno sequestrato centinaia di cartelle cliniche di morti, malati, positivi e «nuovi ingressi», ovvero pazienti arrivati dagli ospedali. Diciassette solo da quello di Sesto San Giovanni. «C'erano molti casi di polmonite tra gli ospiti, più della media stagionale. E giravano tanti antibiotici in corsia», afferma un'operatrice sanitaria. Intanto uno dei componenti laici del Csm, Alessio Lanzi, critica il lavoro della Procura. «C'è un attacco strumentale al modello politico di centro destra della Regione, alimentato da un'inchiesta giudiziaria spettacolarizzata», è la tesi di Lanzi. Parole di cui chiede conto il consigliere togato Giuseppe Cascini: «I componenti del Csm non dovrebbero mai esprimere giudizi su una indagine in corso», soprattutto con espressioni «che delegittimano il ruolo dell'autorità giudiziaria».
 

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