Centri estivi, la stangata: fino a 2mila euro a famiglia. Piano per aprire le scuole d'estate

Poche le strutture, la maggior parte affidate ai privati. E i costi salgono

Centri estivi, la stangata: fino a 2mila euro a famiglia. Piano per aprire le scuole d'estate
di Lorena Loiacono
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Martedì 25 Luglio 2023, 23:47 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 07:48

Cara estate, quanto mi costi. A gravare sulle famiglie non sono solo le spese proibitive per viaggi e voli all’estero ma anche l’organizzazione delle giornate dei bambini quando la scuola è ormai chiusa. 
Ci si rivolge al centro estivo ma la spesa non è alla portata di tutti. Anzi, si arriva a spendere anche oltre 2mila euro. Così l’estate, lontana dalle lezioni, per le famiglie diventa davvero troppo costosa. In Italia la pausa scolastica dura tre mesi, dalla prima settimana di giugno alla prima di settembre. Giorno più, giorno meno in base ai diversi calendari scolastici. E si tratta di una pausa decisamente lunga, circa 13 settimane, se confrontata con quel che accade negli altri Paesi come ad esempio in Grecia e Svezia dove la pausa dura 10 settimane, 9 in Lussemburgo, Austria, Irlanda del Nord, Belgio e Francia, 8 settimane per gli studenti della Norvegia, 7 in Danimarca e appena 6 settimane per i ragazzi delle scuole di Regno Unito e Germania. All’estero ci sono comunque altre pause brevi, distribuite durante l’anno scolastico. Ma in quei tre mesi i bambini cosa fanno? 

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Chi ha i nonni a disposizione, passa il tempo con loro oppure scendono in campo le baby sitter: in questi casi però i bambini passano comunque le giornate con gli adulti, senza confrontarsi e giocare con i coetanei.

E allora si ricorre al centro estivo, scegliendo la struttura più adatta in base a diversi fattori: l’offerta delle attività, la presenza o meno degli amichetti del cuore, la vicinanza a casa oppure i costi. Ma la scelta non è semplice: secondo i dati dei consumatori, infatti, segue la strada del centro estivo, per almeno una settimana, solo una famiglia su 3. 

LE CRITICITÀ

Il perché è evidente: non ci sono strutture idonee per tutti e spesso hanno costi troppo elevati. I centri estivi possono essere sia comunali, sia privati. I centri comunali hanno una retta stabilita dal singolo comune e variabile in base al reddito Isee. Ma non vengono attivati su tutto il territorio nazionale né ci sono posti disponibili per tutti, come accade ad esempio nelle grandi città come Roma e Milano dove le strutture pubbliche sono presenti solo in alcuni quartieri e con un numero di sezioni che non può dare la giusta risposta a tutti. 
E inoltre non tutte le strutture coprono le settimane richieste dai genitori: spesso sono disponibili le due settimane della seconda metà di giugno, poi si procede a singhiozzo. E’ inevitabile inoltre che, con il meccanismo dell’Isee, si vada in graduatoria e si può finire anche in lista di attesa oppure non si riesce ad avere accesso alle strutture nelle settimane desiderate. La strada principale, quindi, resta ancora quella delle strutture private. 

Qui i bambini possono fare sport come nuoto, calcio e padel, ad esempio, ma anche attività di laboratori teatrali e artistici. Ma la spesa non è di poco conto. Le stime di Altroconsumo descrivono una situazione in cui i costi spesso sono proibitivi: la spesa minima media a settimana è di circa 100 euro mentre quella massima, sempre su una stima media, arriva a 350 euro a settimana. 

I centri estivi organizzati dai centri sportivi privati sono quelli che prevedono la spesa maggiore per le famiglie: dai 100 ai 180 euro a settimana a Roma e dai 100 ai 350 euro a settimana a Milano. Vale a dire che, per tutta l’estate, ad esclusione delle prime 3 settimane di agosto, si può arrivare a spendere anche oltre 2.000 euro. Nella spesa poi vanno considerati i costi per l’iscrizione, l’eventuale costo in più per il pranzo o per il pulmino, le gite fuori porta e le varie attività extra. Sono previsti sconti e riduzioni per il secondo figlio dal 10 al 20%. C’è poi il bonus centro estivo, fino a un massimo di 100 euro a settimana, destinato però solamente ai dipendenti pubblici e ai pensionati Inps a basso reddito. Insomma, l’estate può gravare duramente sulle casse famigliari. 

IL MINISTERO

Sulla questione è intervenuto anche il ministro all’istruzione e al merito Giuseppe Valditara, che sta lavorando per aumentare il numero delle scuole aperte nel periodo estivo. L’obiettivo è doppio: da un lato si pensa a limitare la dispersione scolastica, dall’altro a tagliare i costi sulle famiglie nel periodo estivo. Ad oggi, tramite i fondi del Pnrr e del Pon stanziati per combattere la dispersione scolastica, sono oltre 3500 gli istituti disponibili per diversi progetti. Quest’anno sono state aggiunte 768 scuole ai 2800 istituti già coinvolti con le aperture e l’offerta riguarda studenti di ogni ordine e grado, da quelli della scuola elementare fino alle scuole superiori. 
L’iniziativa è su base volontaria. Non si tratta di allungare l’anno scolastico ma di offrire uno spazio in più: l’offerta per le famiglie coinvolgerà più di 60mila studenti. 

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