Mafia, arrestato Antonello Nicosia dei Radicali: «Era il tramite tra carcere e clan»

Mafia, arrestato Antonello Nicosia dei Radicali: «Era il tramite tra carcere e clan»
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Lunedì 4 Novembre 2019, 07:16 - Ultimo aggiornamento: 20:28

Mafia, fermato Antonello Nicosia: l'esponente Radicale definiva il boss Matteo Messina Denaro «il nostro Primo ministro». Non sapendo di essere intercettato, Antonello Nicosia, l'esponente Radicale fermato per associazione mafiosa, parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela di Messina Denaro. «Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)», diceva. Secondo la Procura di Palermo Antonello Nicosia avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all'esterno messaggi e anche ordini. Nicosia ha accompagnato la deputata Pina Occhionero (ex «Liberi e Uguali» e di recente passata a «Italia Viva» che risulta estranea alla vicenda) in alcune ispezioni all'interno delle carceri siciliane: durante quelle visite i boss avrebbero affidato all'assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all'esterno. La Procura di Palermo nell'operazione Passepartout ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, è finito il capomafia di Sciacca Accursio Dimino

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Nicosia voleva far alleggerire il carcere duro per i boss. «Sfruttando il baluardo dell'appartenenza politica, il Nicosia ha addirittura portato avanti l'ambizioso progetto di alleggerire il regime detentivo speciale di cui all'art. 41 bis o di favorire la chiusura di determinati istituti penitenziari giudicati inidonei a garantire un trattamento dignitoso ai reclusi». Lo scrivono i pm della Dda di Palermo nel provvedimento di fermo che ha portato in carcere Antonello Nicosia.

Antonello Nicosia, 48 anni, originario di Sciacca, è stato eletto nel Comitato Nazionale dal XVII Congresso di Radicali Italiani. Ma è anche assistente parlamentare giuridico-psicopedagogico alla Camera dei deputati, in particolare di Giuseppina Occhionero. Secondo l'accusa aveva una doppia vita, pubblicamente parlava di legalità e diritti dei detenuti, poi invece avrebbe aiutato i detenuti a fare uscire dal carcere dei messaggi alle famiglie mafiose.

Nicosia:
«Falcone? Fu incidente di lavoro». L'uccisione di Giovanni Falcone, nella strage di Capaci del 23 maggio 1992, «fu un incidente di lavoro». A dire queste parole agghiaccianti, senza sapere di essere registrato dalle cimici della Procura di Palermo, è Antonello Nicosia, l'assistente parlamentare arrestato all'alba di oggi con l'accusa di avere veicolato dal carcere messaggi ai detenuti.

L'assistente parlamentare era anche conduttore in tv della trasmissione «Mezz'ora d'aria» e parlava di legalità e diritti, ma dalle intercettazioni degli investigatori usava un altro linguaggio. Come le parole sul giudice Falcone. «È stato un incidente sul lavoro», diceva. Per la procura era in contatto con diversi boss, in virtù del suo ruolo di assistente parlamentare e di direttore dell'Osservatorio internazionale dei diritti umani, onlus che si occupa della difesa dei diritti dei detenuti.

Chi sono i 5 destinatari del provvedimento di fermo dalla Dia di Palermo. I cinque destinatari del provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo nell'ambito dell'operazione Passepartout ed eseguito all'alba da militari della Guardia di finanza del capoluogo siciliano e di Sciacca e dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento sono Accursio Dimino, 61 anni, detto 'Matiseddu', già condannato per associazione mafiosa (da ultimo nel 2010); l'assistente parlamentare Antonello Nicosia, 48 anni, accusato di avere veicolato messaggi fuori dalle carceri; Paolo e Luigi Ciaccio, entrambi di 33 anni, e Massimiliano Mandracchia, 46 anni, tutti di Sciacca.

Su disposizione dell'autorità giudiziaria i militari hanno sequestrato agli indagati disponibilità finanziarie, tra le quali una carta di credito collegata a conti esteri, e patrimoniali, tra cui un'imbarcazione, «tenuto conto che gli stessi risultano disporre, anche per interposta persona, di beni e altre utilità in valore sproporzionato al reddito da loro dichiarato», spiegano gli investigatori.

Luigi Di Maio:
«Ribrezzo per le parole di Nicosia su Flacone». «Uno che considera Messina Denaro 'il nostro premier' e che insulta la memoria di Falcone e Borsellino definendo le stragi del 1992 'un incidente sul lavoro' fa ribrezzo. Sono parole sconvolgenti, scioccanti, che indipendentemente dalle implicazioni di Nicosia devono farci riflettere». Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, commentando da Shanghai l'arresto di Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali, accusato di fare da tramite tra i capimafia in carcere e i clan.

 

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