L’adozione resta un sogno: le domande aumentano e la burocrazia blocca tutto

Nel 2021 le richieste all’estero sono state 120 in più. Ma si riducono i casi di successo

L’adozione resta un sogno: le domande aumentano e la burocrazia blocca tutto
di Graziella Melina
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Lunedì 29 Agosto 2022, 00:19

Coppie senza figli che vorrebbero diventare genitori. Famiglie pronte ad accogliere altri bambini per farli crescere insieme ai propri. Aumenta fra gli italiani la voglia di adottare un bimbo straniero e dargli finalmente la possibilità di vivere con una mamma e un papà. Ma la strada per riuscirci è ancora tutta in salita. Secondo i dati del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità del ministero della Giustizia, dopo 18 anni tornano a crescere le domande per le adozioni internazionali: nel 2021 si registra infatti un incremento di 120 richieste rispetto all’anno precedente. Eppure, nonostante la disponibilità delle coppie, il numero delle adozioni continua a essere basso. Se tra il 2010-2012 ben 4mila bambini sono riusciti ad abbracciare mamma e papà in Italia, negli ultimi anni le adozioni internazionali sono calate sempre di più.

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IL RAPPORTO

Come indica l’ultimo rapporto della Cai, la Commissione per le adozioni internazionali, sono solo 563 le adozioni concluse nel 2021, 37 in più rispetto al 2020.

Un dato davvero irrisorio se si pensa che nel mondo ci sono più di 200 milioni di bambini negli orfanotrofi e che d’altra parte in Italia le coppie senza figli, stando ai dati dell’Istat, nel 2020-2021 sono il 18 per cento, ossia 4 milioni. A frenare le adozioni, in realtà, come spesso accade c’è soprattutto la burocrazia. A cominciare da quella necessaria per arrivare ad accordi bilaterali. E dire che per tantissimi anni l’Italia ha mantenuto un primato per le adozioni internazionali in Europa. Il numero massimo di domande (8.274) si era avuto nel 2004. Poi però si è registrato un costante calo, fino ad arrivare nel 2020 a 1.920 richieste. «Dal 2014 - spiega Marco Griffini, presidente dell’Associazione amici dei bambini (Aibi) - sono stati interrotti i rapporti con diversi paesi esteri. E gli accordi bilaterali non sono stati rinnovati. Uno dei paesi in cui si adottava di più era la Cina, che non ha più autorizzato le adozioni internazionali.

Altri Paesi hanno invece ripreso, ma solo in parte». Delle adozioni concluse nel 2021, 33 riguardano la Federazione Russa (erano 126 nel 2019), 1 la Bielorussia (75 nel 2019), nessuno dalla Cina (erano 46). Ma ci sono anche accordi bilaterali che non si riesce a concludere per cavilli burocratici; in diversi casi infatti si pensa di estendere le norme sulla privacy anche nelle convenzioni internazionali. «In alcuni Paesi africani, come per esempio il Congo - ricorda Griffini - c’era la volontà di far adottare i bambini. Sappiamo che l’ambasciatore Attanasio stava chiudendo un accordo». Ma anche quando le convenzioni con i Paesi stranieri sono ancora in vigore, come per esempio con la Colombia (100 i bambini adottati nel 2021), l’iter da seguire per far sì che un bimbo diventi formalmente figlio di una coppia italiana è lungo e farraginoso. Per ottenere l’idoneità da un Tribunale dei minorenni, secondo la legge dovrebbero passare massimo sei mesi. Ma spesso le coppie sono costrette ad attendere molto di più.

I COSTI

Nel frattempo, bisogna mettere in conto i costi da sostenere: tra dossier di centinaia di pagine da far tradurre, viaggi nel paese di origine del bambino e altre spese, si va dai 20mila fino ai 40mila euro. Il problema delle lungaggini in realtà per la coppia si presenta anche dopo aver ottenuto l’idoneità dal Tribunale. «È lunga la fase di abbinamento - spiega Rosa Rosnati, ordinario di psicologia sociale dell’Università Cattolica di Milano - senza contare che ci sono pochi bambini adottabili. Nei paesi di provenienza gli Stati stanno cercando di promuovere progetti di prevenzione rispetto all’abbandono e di incentivare l’adozione nazionale». Ma poi un altro problema riguarda i bambini grandi con problematiche di tipo psicologico, che andrebbero sostenuti anche nelle scuole. Le proposte per provare a semplificare il percorso di adozione però sono note. «La Commissione per le adozioni deve attivare contatti diplomatici, stipulare convenzioni e accordi bilaterali - rimarca Rosnati - Occorre lavorare sull’accompagnamento delle famiglie, puntare poi sulla preparazione degli operatori; spesso infatti non è omogenea. Non dimentichiamo che spesso i bambini subiscono traumi per l’abbandono e quindi si portano dietro un bagaglio di esperienze negative e pesanti. Per riuscire ad aiutarli serve quindi una cultura più attenta ai loro bisogni».

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